Page 27 - pdf intero 52
P. 27

Venezia e la globalizzazione (secoli XVII-XVIII)                 291


                    greco-veneziane, dove importavano le loro stesse merci le quali erano
                    a loro volta rispedite nell’emporio veneziano . Ancora una volta le re-
                                                               47
                    lazioni a tre, Impero Asburgico, Impero Ottomano e la Repubblica nel
                    quadro balcanico e soprattutto nel corso del XVIII secolo (tre perdenti
                    in prospettiva storica) non potevano che risultare complesse e difficili
                    da dipanare sotto il profilo storiografico.


                    6. Russi e Persiani

                       Certamente in questo quadro complesso a far data dagli inizi del
                    Settecento si presentava nel Mediterraneo con tutto il suo peso l’Im-
                    pero russo, un attore relativamente nuovo ma che con le sue poten-
                    zialità poteva contrapporsi efficacemente a quell’altro organismo, l’Im-
                    pero ottomano, che sembrava perdere qualche colpo a livello interna-
                    zionale. La stipulazione del Trattato di Küçük Kaynarca del 1774 fra
                    quest’ultimo e la Russia – trattato che avrebbe permesso alla Russia
                    di rafforzare la propria presenza nel Mediterraneo oltre che il proprio
                    commercio nel Mar Nero, grazie alla sancita liberalizzazione della na-
                    vigazione in quel mare e del diritto di attraversare il mar di Marmara
                    per  accedere  all’Egeo  –  certamente  accrebbe  le  capacità  espansive
                    della Russia e, ricaduta favorevole per Venezia, faceva registrare un
                    rafforzamento dell’interscambio veneto-russo.
                       Già nel 1708 si era registrato un incremento nell’arrivo del caviale
                    russo dal porto di Arcangelo, il quale seppure più caro di quello che
                    giungeva a Venezia da Costantinopoli risultava di ottima qualità e so-
                    prattutto poteva giungere a Venezia nonostante l’agguerrita concor-
                    renza di Inglesi, Olandesi, Amburghesi nell’accaparramento di quello
                    che poteva essere considerato un prodotto alimentare di lusso. Al ca-
                    viale si affiancava il rabarbaro, prodotto proveniente dalle regioni asia-
                    tiche e molto ricercato nei mercati europei per le sue qualità farma-
                    ceutiche (in particolare come medicina purgativa) , cere, bulgari (pel-
                                                                    48
                    lame), pellicce, catrame, ferro dell’Ural e peli di porco (setole impiegate
                    nella fabbricazione di pettini), spazzole.
                       Anche per questi prodotti era molto accesa la concorrenza con gli
                    Inglesi con i quali tuttavia il commercio veneziano sembrava in grado



                       47  B.44 cit., Relazione del Provveditore in Cefalonia Alvise Magno allegata alla copia
                    del Decreto del Senato 30 marzo 1675.
                       48  Secondo Gemelli Careri il migliore rabarbaro era quello che proveniva dal Bu-
                    than ed era venduto dai Tartari: vedi il suo Giro del mondo del Dottor Giovanni Fran-
                    cesco Gemelli Careri, Tomo secondo contenente le cose più vedute nella Persia, Seba-
                    stiano Coleti, Venezia, 1719, p. 3.


                                                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Agosto 2021
                                                           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
   22   23   24   25   26   27   28   29   30   31   32