Page 32 - pdf intero 52
P. 32
296 Salvatore Ciriacono
Tuttavia, sebbene il grande sviluppo delle esportazioni seriche da
parte dei Safavidi nel corso del XVII secolo avesse avvantaggiato il
commercio veneziano in quell’area, non sembra che questo aspetto po-
tesse far dimenticare un quadro economico generale che restava grigio
e appesantito da fattori negativi. Fra questi pesava il conflitto latente
e ondivago fra gli Ottomani e i Persiani (i primi controllavano di fatto i
vari porti della regione, da Tripoli ad Aleppo); da aggiungere gli enormi
balzelli e i costi di trasporto che talvolta superavano il valore delle
merci.
Il consolato era sempre obbligato a indicare volta a volta se fosse
più vantaggioso indirizzare il traffico mercantile verso Tripoli o verso
Alessandretta. Nel primo scalo si dovevano prendere in conto le tan-
genti che gli stessi funzionari imponevano sulle merci veneziane, la-
sciate esposte alle intemperie o confuse con quelle degli altri importa-
tori sino a quando non avessero ricevuto la tangente richiesta. La po-
sizione di Alessandretta rimaneva altrettanto delicata a causa di non
migliori condizioni logistiche, risultando risparmiata solo in parte dalle
stesse malversazioni dei funzionari, tanto che rimaneva problematico
escludere definitivamente Tripoli come prima opzione.
Non ultima considerazione era quella della contrazione del commer-
cio in quell’area, toccato dalla caduta delle esportazioni dei panni di
lana veneziani a causa di scelte, come quella «di vestire di imbottiti»
nella Persia safavide. Tutto questo può spiegare perché alla fine la si-
tuazione economica potesse indurre le autorità veneziane a sospen-
dere nel 1675 il consolato di Aleppo e parallelamente quello del Cairo,
a fronte della difficoltà di sostenerli economicamente . Gli affari
59
1581), in Tucci, Mercanti, navi, monete nel Cinquecento veneziano, Il Mulino, Bologna,
1981, pp. 95–143; Giovanni Antonio Morana, Relazione del commercio d’Aleppo ed
altre scale della Siria e Palestina, Francesco Andreola, Venezia, 1799. Una prospet-
tiva nuova è data da L. Reinfandt, Erben einer späten Seidenstrasse. Der Markt von
Aleppo in osmanischer Zeit (16.–18. Jahrhundert), in Die Seidenstrasse, U. Hübner,
J. Kamlah, L. Reinfandt (Hrsg.), Bd. 3, EB-Verlag, Hamburg, 2001, pp. 237–250.
«Quelle di Ormuz, partite da Aleppo e passato il deserto, si recavano a Bagdad e di là a
Bassora navigando sull’Eufrate, e da quella città pel golfo persico si portavano in Ormuz.
[…] Quelle della Persia, partite da Aleppo, e passato l’Eufrate andavano in Orfa, quindi
a Carahemit, Tiflis e Tauris. Da Tauris si recavano a Derdevil, poi a Kasbin, quindi in
Ispahan. Ma essendo obbligate a passare per molte città cadute in potere della Turchia,
venivano da quei ministri così aggravate di gabelle, e ritardate nel loro cammino con tali
angherie, che chi avea fatto quel viaggio una volta, difficilmente era allettato tentarlo
una seconda. Le carovane finalmente della Mecca, che avevano triplice scopo, religioso,
politico ed economico, recavano i pellegrini alla città santa» (G. Berchet, La Repubblica
di Venezia e la Persia cit., p.70).
59 Già nel 1625 il finanziamento per il mantenimento di quell’avamposto era apparso
difficoltoso (V Savi, Seconda serie, b.27bis, copie dei decreti del Senato 7 ottobre 1625,
22 gennaio 1675, 18 marzo 1677).
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Agosto 2021
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)