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Venezia e la globalizzazione (secoli XVII-XVIII)                 301


                    va comunque troppo enfatizzata, sebbene fosse avvertita dai più at-
                    tenti osservatori), provenivano perle e falsi coralli lavorati nella lontana
                    Cina. La presenza di quest’ultima nei mercati internazionali non man-
                    cava comunque di essere registrata dalle autorità veneziane e certa-
                    mente considerata, come in precedenti momenti storici, con non mi-
                    nore preoccupazione .
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                    8. Gli Armeni

                       In questo contesto erano forse gli Armeni il gruppo commerciale più
                    innovativo e intraprendente nel mondo veneziano, nel quadro di una
                    diaspora, fenomeno intrigante e simbolico che in questi secoli coinvol-
                    geva i gruppi umani i più diversi. Sottolineerei forse perché né le fonti
                    statistiche né quelle biografiche possono stilare una lista sicura delle
                    percentuali  del  commercio  svolto  da  queste  comunità  nell’ambito
                    dell’economia veneziana: più intraprendenti e più affermati gli Armeni,
                    gli Ebrei o i Greci ? Altrettanto difficile stabilire delle regole di condotta
                    e di solidarietà che potessero esprimersi all’interno di queste mino-
                    ranze, salvo una giuridica separazione (ma anche questa sempre più
                    labile nel corso dei decenni) rispetto ai patrizi (che ancora andavano
                    per mare) e ai cittadini veneziani .
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                       Come  opportunamente  si  è  osservato,  non  possiamo  guardare  a
                    questi  nuclei  commerciali  come  a  delle  entità  chiuse  ed  omogenee.
                    Contesti,  geografie  e  tipologie  del  commercio  influenzavano  sia  lo
                    scambio  economico  che  quello  interculturale  «con  una  miscela  di
                    norme informali e formali, strumenti legali e codici di comunicazione
                    che  ogni  diaspora  poteva  mettere  in  gioco  per  controllare  i  propri
                    agenti, si trattasse di parenti, correligionari o estranei» . Il quadro in-
                                                                         76
                    ternazionale rimaneva sicuramente complesso. Stanziamenti privile-
                    giati si erano sviluppati nelle varie piazze commerciali dove i Greci,
                    osservava Michel Morineau, erano presenti e «vainqueurs à Chio et à
                    Trébisonde; les Juifs à Salonique et dans les finances du sultan de


                       74  S. Ciriacono, Diamonds in Early Modem Venice. Technological. Transfer and Inter-
                    national Competition in Early Modern Europe, ora in Luxury Production, Technological
                    Transfer and International Competition, pp. 227-250.
                       75  A Costantinopoli, osservava Eric Dursteler, «in this fluid world, categories of iden-
                    tity such as Venetian, Ottoman, Greek – perhaps even Muslim, Jew, and Christian –
                    were not set in stone; rather they were adaptable and situational. The merchants of
                    Venice, in many ways then, represent the multiplicity and multilayered character of
                    identity possible in the frontier world of the Mediterranean» (Venetians in Constantinople
                    cit., p.60).
                       76  A. Caracausi, Merci e scambi globali (1400-1800), in Storia economica globale del
                    mondo contemporaneo, Carocci, Roma, 2019, p.22.


                                                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Agosto 2021
                                                           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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