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Venezia e la globalizzazione (secoli XVII-XVIII) 299
lavorate, diamanti. Su questo punto Markus Ressel è convinto che le
città tedesche della Germania meridionale guardassero con crescente
interesse al porto di Venezia considerato l’hub fondamentale per le
proprie manifatture. I commercianti tedeschi in questo scorcio di se-
colo avrebbero operato sempre più individualmente e al di fuori dei
legami di carattere nazionale che avevano contraddistinto le operazioni
della «nazione alemanna» all’interno del Fondaco dei Tedeschi
.
La flotta veneziana, che contava nel 1794 poco più di 400 navi adi-
bite al commercio mediterraneo, con un tonnellaggio globale di ca.
60.000 tonnellate (aspetti che collocavano la marina veneziana nel Me-
diterraneo per tonnellaggio subito dopo quella napoletana, entrambe
precedute dalla Francia, e al decimo nella competizione globale), aveva
consolidato le proprie posizioni negli ultimi decenni del Settecento. Il
porto veneziano veniva così a rappresentare un tassello fondamentale
nelle strategie globali del mondo tedesco, il quale giungeva all’Adria-
tico, dopo aver percorso le vie terrestri e i passi alpini del Brennero e
del Taunus, privilegiando Venezia rispetto alla stessa Trieste, sua di-
retta concorrente come sbocco marittimo dell’economia germanica .
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Aspetti questi che ci invitano a considerare il minor peso rappre-
sentato dalle stesse compagnie commerciali le quali dovevano confron-
tarsi con l’azione dei singoli imprenditori, nell’ambito delle minoranze,
religiose o meno. Il capitalismo commerciale assumeva così una nuova
veste: una sorta di cannibalizzazione prendeva corpo all’interno delle
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compagnie commerciali stesse, dove il singolo capitalista aveva modo
di affermarsi e vincere isolatamente, dando vita a una nuova forma del
variegato «capitalismo» .
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Quello che comunque sottolineavano gli stessi commercianti vene-
ziani era soprattutto il loro scarso numero rispetto ai diretti concor-
renti, un aspetto che contraddiceva la perdurante vitalità del settore
manifatturiero veneziano (i prodotti tessili risultavano, evidenziavano,
persino superiori a quelli francesi) .
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67 M. Ressel, Von reichsstädtischen Kommissionären zu europäischen Unternehmern.
Die deutschen Händler in Venedig im 18. Jahrhundert, «Vierteljahrschrift für Sozial- und
Wirtschaftsgeschichte», 107, June 2020, n.2, pp.163-193; Massimo Costantini (il quale
riassume i dati elaborati sia da Ruggiero Romano che da Ugo Tucci), Commercio e ma-
rina cit., pp.604-605.
68 G. Souza, The Survival of Empire. Portuguese Trade and Society in China and the
South China Sea 1630–1754, Cambridge University Press, Cambridge, 2009 2 .
69 F. Braudel, Le temps du monde cit., p.539 ; J. Kocka, Capitalism. A short History,
Princeton University Press, Princeton, 2016, pp.51-53.
70 Lettera di G.B. Sala al console veneto Girolamo Bragadin (V Savi, Prima serie,
b.603, 19 ottobre 1754). W. Panciera, L’economia: imprenditoria, corporazioni, lavoro, in
Storia di Venezia, VIII, L'ultima fase della Serenissima cit., pp.479-553.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Agosto 2021
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)