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                mancavano gli episodi negativi: nel 1776 a seguito della caduta di Bas-
                sora nelle mani dei Persiani, i V Savi annotavano la mancata svendita
                di «corniole» (i piccoli specchi veneziani) e di filatteri (astucci di cuoio
                quadrati  imbracciati  dagli  ebrei  durante  le  preghiere  del  mattino),
                merci che trovavano tradizionalmente un mercato favorevole a Surat e
                nel Bengala.
                   Non potevano comunque che rallegrarsi se a questi prodotti tradi-
                zionali si erano aggiunti sin dal 1769, se non prima, una partita di
                schioppi (100 canne da schioppo), ai quali sarebbero seguite 8 casse
                con 560 canne. Solamente la casa ebraica di Salomone Alteras poteva
                tuttavia vantare dei corrispondenti stanziati stabilmente a Bassora,
                ovviamente israeliti, come Salomon Ancona e Giuseppe Leoni. Ancora
                una volta la marginalizzazione della Repubblica era tuttavia eviden-
                ziata dal fatto che a Bassora giungevano solamente navi francesi, in-
                glesi e turche provenienti da Surat, Bombay. Madras e Pondichery (nel
                1755 avevano attraccato in ordine di importanza 8 bastimenti fran-
                cesi, 2-3 inglesi, 1-2 olandesi) .
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                   A queste tradizionali merci si aggiunse nel corso del XVIII secolo il
                caffè, la cui domanda conosceva sin dall’inizio del XVI secolo un incre-
                mento inarrestabile. Lo smercio di questa aroma, destinato a imporsi
                a livello mondiale, era agli inizi nelle mani dei mercanti arabi, i quali
                rifornivano le città arabe e turche come il Cairo, Damasco, Aleppo.
                Solo in seguito subentrarono i commercianti e il capitale europeo: bot-
                teghe di caffè vennero aperte a Londra, Parigi e in tutta Europa ma
                non meno nelle città venete e a Venezia in primo luogo . Carichi di
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                caffè partivano dallo Yemen e Moka oltre che dal Cairo (anche qui, nel
                1745, il consolato era stato ristabilito, affiancato peraltro da un vice-
                console ad Alessandria), in un contesto internazionale vieppiù compe-
                titivo, dovendo gli agenti veneziani far fronte alla concorrenza inglese
                e affrontare continue scaramucce con i dipendenti dalla Compagnia
                Orientale delle Indie) .
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                   In ogni caso erano tutti i porti del Mediterraneo orientale ad essere
                coinvolti nella congiuntura favorevole che si poté registrare negli ultimi
                decenni del XVIII secolo, la Repubblica potendone approfittare, conti-
                nuando a svolgere il suo tradizionale ruolo di mediazione fra la produ-
                zione del mondo tedesco (fustagni, tessuti di cotone, prodotti minerari,
                vasellame) e la sua stessa produzione di lusso: specchi, vetrerie, perle



                   64  V Savi, Prima serie, b.603. Scritture ai Savi, 18 ottobre e 6 dicembre 1755; 22
                giugno e 1 ottobre 1756; 5 settembre 1769; 8 agosto 1776.
                   65  G. Roverato (a cura di), Il caffè, Canova, Treviso, 1975.
                   66  V Savi, Prima serie, b. 603, Relazioni del console dal Cairo, 15 marzo 1771, 14
                dicembre 1779, 2 marzo 1781. Inoltre M.P. Pedani, Venezia porta d’Oriente cit., p.85.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Agosto 2021
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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