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302 Salvatore Ciriacono
Constantinople jusqu’à leur éviction», senza parlare «des Syriens, des
Arabes, des Turcs, des Persans, des Indiens, des Ouzbeks» .
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Opportunamente si è sottolineato l’incidenza delle esportazioni
delle sete persiane dirette verso il porto veneziano ma anche in dire-
zione degli altri paesi europei (Olanda, Inghilterra, Germania). Ma Ar-
meni erano altresì presenti in India, nel Bengala, in Indonesia, nella
Cina meridionale, financo in Etiopia . Indubbiamente proprio per le
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loro origini caucasiche e mediorientali (la nota deportazione da parte
di Shah Abbas I il Grande, della dinastia persiana dei Safavidi, di un
numero rilevante di Armeni dalla loro madrepatria, ceduta agli Otto-
mani, nella nuova capitale Isfahan 79 ) erano considerati tradizionali
conoscitori dei mercati asiatici e quindi i più funzionali nel consolidare
i rapporti commerciali che esistevano fra la Persia e l’Europa. Agli Ar-
meni infatti Abbas I concesse il monopolio pressoché totale nelle
esportazioni di seta greggia e lavorata a partire dal nuovo centro di
New Julfa (in italiano Nuova Giulfa: a Venezia esiste ancora Ruga
Giuffa), fondato nel 1606 alla periferia di Isfahan.
Lo scopo era quello di incrementare il commercio verso i mercati eu-
ropei e non ultimo quello veneziano. E quale prodotto se non la seta rap-
presentava meglio di ogni altro la struttura portante negli scambi com-
merciali fra Asia-Europa ? A partire dalla nuova colonia di New Julfa gli
Armeni, in stretto rapporto con quanti commerciavano nel continente eu-
rasiatico, divennero un pendant strategico in questa rete mondiale.
Una prima considerazione è che in questi secoli la via terrestre della
seta e con essa tutta una serie di prodotti che giungevano dall’Asia
continuarono a restare vitali anche rispetto alla via marittima .
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Quest’ultima, secondo una accreditata interpretazione storiografica,
seguendo le interpretazioni che hanno guardato agli importanti traffici
77 M. Morineau, Questionnaire pour les Arméniens aux 17e et 18e siècles. Présences,
position et place dans l’œkumène économique, in Les Arméniens dans le commerce asia-
tique au début de l’ère moderne, sous la direction de S. Chaudhury, K. Kévonian, Maison
de Sciences d l’Homme, Paris, 2007, p.39.
78 Cfr. ibid. i vari saggi che affrontano tali problematiche alle quali si dovranno ag-
giungere le tecniche contabili e commerciali studiate da Kéram Kévonian, pp.371 ss.
79 M. Morineau (Questionnaire pour les Arméniens aux 17e et 18e siècles cit., p.23)
vorrebbe limitare tale numero a 50.000 unità mentre tradizionalmente si sono avanzate
cifre ben superiori, parlando anche di 400.000 deportati. Cfr. anche E. Korsch, The
Sceriman between Venice and New Julfa: An Armenian Trading Network and its Sociocul-
tural Impacts (Seventeenth and Eighteenth Centuries), in Union in Separation cit., pp.
363-378, spec. p.363, la quale cita l’Encyclopedia Iranica.
80 Su questi aspetti The Cambridge History of Iran, vol.6, The Timurid and Safavid
Periods, P. Jackson, L. Lockhart (Ed.), Cambridge University Press, Cambridge, 1986,
pp.472-490.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Agosto 2021
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)