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Vivere e morire fuori patria: i testamenti genovesi in Oriente 311
intimamente legato agli studi sulla coscienza della morte nella società
medievale, che hanno avuto una grande fortuna nella seconda metà
del Novecento, incentivati dalla storiografia francese e dai lavori di Phi-
lippe Ariès e Jacques Chiffoleau: i testamenti sono stati un dato fon-
damentale in questo sviluppo . Vi è stata finora limitata attenzione
7
invece all’indagine dei testamenti genovesi, su cui si segnalano i lavori
di Steven Epstein, che si è fermato però attorno al 1250, e i contributi
di Giovanna Petti Balbi . Sono utili per un respiro comparativo i lavori
8
di edizione dei documenti veneziani rogati Oltremare, tra cui il recente
volume di Francesca Pucci Donati di regesti di atti notarili a Tana, che
possono mostrare tendenze simili tra i testamenti veneziani a quelle
qui rilevate nelle ultime volontà dei genovesi. D’altronde, liguri e veneti
in Oriente provenivano da ambienti mercantili simili, affrontavano di-
namiche comuni e si muovevano, spesso, con le medesime logiche. La
stessa operazione potrebbe essere attuata nei confronti di catalani e
pisani, come ci si augura possa avvenire in futuro .
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testamenti veneziani e genovesi della fine del Trecento: B.Z. Kedar, Mercanti in crisi,
Jouvence, Roma, 1981, pp. 128-129. Esistono diversi lavori sull’impatto delle pesti nei
testamenti per quanto riguarda l’area lombarda e soprattutto toscana. Su Genova: G.
Petti Balbi, Il borgo di Santo Stefano a Genova e la peste del 1348, in J. Mutgé i Vives,
R. Salicrú i Lluch, C. Vela Aulesa (a cura di), La Corona catalanoaragonesa, l’Islam i el
món mediterrani. Estudis d’Història Medieval en homenatge a la doctora Maria Teresa
Ferrer i Mallol, CSIC, Madrid, 2013, pp. 573-580.
7 Proprio i testamenti sono divenuti, a partire dagli anni Settanta, terreno privilegiato
per approfondite indagini sulla coscienza della morte nel mondo tra Medioevo ed Età
Moderna e sulle mutazioni di percezione. Gli studi hanno avuto caratteri diversificati,
di ambito antropologico, sociale e artistico; ne sono derivate alcune opere ormai classi-
che sull’argomento. La bibliografia è oltremodo abbondante. Il centro dell’attenzione de-
gli studi francesi è stato le «attitudini davanti alla morte» e le pratiche funerarie nel
Medioevo, producendo una serialità impressionante di lavori. Si è rilevato che a partire
dal 1975 siano state prodotte in Francia oltre un centinaio di tesi di dottorato su questo
argomento. M. Durier, La mort, les morts et les pratiques funéraires au Moyen Âge: bilan
historiographique des thèses de 3e cycle françaises (1975-2011), «Annales de Janua», I
(2013) [online].
8 S. Epstein, Wills and wealth in medieval Genoa, 1150-1250, Harvard University
Press, London, 1984; G. Petti Balbi, Donna et domina: pratiche testamentarie e condi-
zione femminile a Genova nel secolo XIV, in M.C. Rossi (a cura di), Margini di libertà:
testamenti femminili nel Medioevo. Atti del convegno internazionale, Verona, 23-25 ottobre
2008, Cierre, Caselle di Sommacampagna, 2010, pp. 153-182.
9 Per limiti di tempo non si è approfondito qui il paragone con i documenti vene-
ziani, che avrebbe richiesto uno studio a sé stante e potrebbe dare vita a interessanti
parallelismi. Ci si riferisce innanzitutto a: F. Pucci Donati, Ai confini dell’Occidente.
Regesti degli atti dei notai veneziani a Tana nel Trecento: 1359-1388, Forum, Udine,
2019. Si rimanda inoltre alle edizioni: S. De’ Colli, Moretto Bon. Notaio in Venezia,
Trebisonda e Tana (1403-1408), Comitato per la pubblicazione delle fonti relative alla
storia di Venezia, Venezia, 1963; A. Bondi Sebellico, Felice de Merlis prete e notaio in
Venezia ed Ayas (1315-1348), Comitato per la pubblicazione delle fonti relative alla
storia di Venezia, Venezia, 1978; A. Lombardo, Nicola de Boateriis. Notaio in
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Agosto 2021
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)