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314 Simone Lombardo
dosi con una scarsa eredità per colpa del fratello del marito, che era
invece rimasto a casa . Erano queste le sorti di chi si assumeva i ri-
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schi del viaggio e moriva fuori patria?
Sarà utilizzato un approccio prosopografico per mettere in luce, in
prima analisi, alcune pratiche connesse ai testamenti, il recupero delle
eredità, le imposte e gli investimenti. Innanzitutto, come e perché si
moriva fuori patria? Non sempre nelle ultime volontà sono presenti le
motivazioni che spingevano a far testamento. Gran parte dei genovesi,
all’estero in maniera più o meno temporanea, testava ovviamente per-
ché ammalata. Così era accaduto ad Addano de Carpaxio, che si tro-
vava a Famagosta nel 1373 «corpore languens» . Egli, probabilmente
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membro degli equipaggi della flotta genovese inviata a Cipro in
quell’anno, condivideva la sorte con diversi altri compagni, che infatti
avevano fatto testamento negli stessi giorni. Anche Domenico de Gri-
lanego di Nervi, a Paphos sempre nel 1373, aveva fatto testamento
benché in buona salute, considerando che «attendens mortilitatem
plus solicite esse et quam plures inprovissos defontos esse» : vi era
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forse una malattia diffusa tra gli equipaggi genovesi che si erano fer-
mati per diversi mesi sull’isola?
Spesso si stilavano le ultime volontà anche prima di partire per un
viaggio considerato pericoloso o semplicemente lungo. Era il caso di
Pietro Giustiniani de Rocha, che era partito dall’isola di Chio nel 1394
«intendens Deo previo navigare ad partes Egipti» . Si poteva morire in
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un naufragio, mentre ci si spostava o si tornava a casa: una morte
particolarmente temuta perché non restituiva il corpo per la sepol-
tura . Così, ad esempio, Antonio de Oliverio, console di Tana nel
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14 Anche le vicende prima della partenza per il Catai risultano estremamente inte-
ressanti. Iacopo de Oliverio aveva viaggiato in Siria, fondando la società commerciale
con il fratello Giovanni, che però rimaneva stanziale a Genova. Iacopo aveva incontrato
in Siria un altro fratello, Ansaldo, che si era diretto a Tabriz; Iacopo era tornato a Genova
e poi si era diretto a Pera, dove aveva appuntamento con Ansaldo, di ritorno da Tabriz.
Da lì essi avevano deciso di dirigersi in Estremo Oriente. La società, fondata nel 1333
con un capitale iniziale di 4.313 lire, era arrivata a valere al ritorno di Ansaldo dalla
Cina ben 22.000 lire. La sentenza arbitrale con cui gli ufficiali del comune si pronun-
ciarono nel 1347 in relazione alla divisione dei proventi della società dei fratelli de Oli-
verio, è conservata in: Asge, Notai Antichi, 325/II, cc. 79v-82v. Genova, 13 agosto 1347.
Il fatto è analizzato anche in: R.S. Lopez, Trafegando in partibus Catagii: altri genovesi
in Cina nel Trecento, in Id., Su e giù per la storia di Genova cit., pp. 180-186.
15 M. Balard, L. Balletto, C. Schabel, Gênes et l’Outre-mer. Actes notariés de Fama-
gouste cit., doc. 5, pp. 90-91. Famagosta, 22 ottobre 1373.
16 Ivi, doc. 2, pp. 84-85. Paphos (Cipro), 22 giugno 1373.
17 M. Balard, Notai genovesi in Oltremare. Atti rogati a Chio da Donato di Chiavari cit.,
doc. 76, pp. 209-211. Chio, 31 agosto 1394.
18 Si è occupato di naufragi sulle rotte orientali ancora Michel Balard: M. Balard,
Naufrages sur les routes d’Orient (XIVe-XVe siècles), in Id., Gênes et la mer, I cit., pp.
205-214.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Agosto 2021
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)