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Vivere e morire fuori patria: i testamenti genovesi in Oriente 315
1408-1409 e discendente dei mercanti che si erano recati in Cina nel
secolo precedente, perì quando il suo legno colò a picco, mentre rien-
trava in patria dopo aver terminato il suo mandato . Più semplice-
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mente, si moriva fuori patria perché ci si era definitivamente stabiliti
lontano, senza l’espresso desiderio di tornarvi o nell’impossibilità di
farlo. Non è possibile stabilire uno schema preciso nelle vite dei mer-
canti o cittadini genovesi, che spesso rimbalzavano continuamente tra
Genova e le colonie, in un’esistenza dal respiro mediterraneo.
Una prima questione per i liguri fuori patria era la scelta del luogo
di sepoltura. Tra coloro che morivano a Famagosta predominavano,
nelle indicazioni dei testamenti, la chiesa agostiniana di Sant’Antonio
e la chiesa di San Nicola ; a Caffa il quasi monopolio spettava alla
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chiesa minoritica di San Francesco . Non erano disdegnate anche le
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chiese di altre confessioni cristiane, in mancanza di cattolico-latine: il
mercante Segurano Malocello, che si aspettava di morire a Korykos
(Cilicia), disponeva di essere tumulato nella locale chiesa di San Dimi-
tri, forse armeno-ortodossa ; e Pietro Giustiniani de Rocha, in caso di
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morte nelle parti d’Oriente, ordinava semplicemente di essere sepolto
«in una ex ecclexiis Christianorum, secundum locum in quo decedet»,
lasciando 8 ducati per i funerali .
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In seguito, uno dei principali problemi, per gli eredi di coloro che
morivano lontano dalla Liguria, era quello di recuperare i beni del de-
funto. Questa era spesso la prima preoccupazione di coloro che rima-
nevano a Genova, tra parenti e creditori, come dimostrano le carte
presenti nell’archivio genovese. Generalmente l’operazione si svolgeva
nominando in madrepatria un procuratore degli eredi che si sarebbe
recato sul posto; spesso si trattava di un mercante di fiducia già in
viaggio per la destinazione in cui era morto il testatore. Effettivamente
gran parte dei documenti si occupano di questa questione, che doveva
essere il più tangibile legame tra chi era morto Oltremare e i vivi nella
capitale. Si indicano alcuni esempi emblematici. Angelina de Casaregis
19 S.P. Karpov (a cura di), Notai genovesi in Oltremare. Atti redatti a Caffa cit., doc.
21, pp. 393-395. Caffa, 13 novembre 1410.
20 M. Balard, L. Balletto, C. Schabel, Gênes et l’Outre-mer. Actes notariés de Fama-
gouste cit., doc. 5, pp. 90-91. Famagosta, 22 ottobre 1373; ivi, doc. 14, pp. 111-115.
Famagosta, 26 gennaio 1374; ivi, doc. 8, pp. 162. Famagosta, 17 novembre o dicembre
1433.
21 S.P. Karpov (a cura di), Notai genovesi in Oltremare. Atti redatti a Caffa cit., doc.
5, p. 226. Caffa, 12 agosto 1366; ivi, doc. 48, p. 438. Caffa, 21 agosto 1411; ivi, doc. 3,
p. 506. Caffa, 28 febbraio 1443.
22 M. Balard, L. Balletto, C. Schabel, Gênes et l’Outre-mer. Actes notariés de Fama-
gouste cit., doc. 11, pp. 103-105. Korykos, 3 dicembre 1373.
23 M. Balard, Notai genovesi in Oltremare. Atti rogati a Chio da Donato di Chiavari cit.,
doc. 76, pp. 209-211. Chio, 31 agosto 1394.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Agosto 2021
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)