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Vivere e morire fuori patria: i testamenti genovesi in Oriente 319
si trovavano «in dictis partibus Turchie» . I movimenti non erano uni-
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direzionali, svolgendosi dal Levante verso Genova, ma potevano anche
avvenire in senso opposto. In questo caso Egidio Prodomo, ormai na-
turalizzato a Chio, aveva incaricato suo figlio Gabriele di andare a Ge-
nova per occuparsi dei beni e della destinazione delle proprietà di suo
fratello defunto, Lanfranco Prodomo; il nipote Gabriele doveva anche
recuperare quanto spettava a Egidio . Qualche decennio più tardi, nel
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1403, un tal Giovanni di Gibelletto, burgense di Caffa, nominava a
Chio un procuratore che andasse a Genova a recuperare i beni che
aveva ereditato dal fratello Abraino, morto nella capitale ligure . Que-
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sti e altri esempi indicano come la nuova patria elettiva, per gli emi-
grati di prima e seconda generazione, fosse ormai l’Oriente e Genova
solo un’appendice lontana, dove al massimo recuperare crediti di pa-
renti defunti.
Un primo risultato, nello studio di molti casi di genovesi stabiliti
definitivamente Oltremare, sembra la scarsa presenza, nei lasciti,
della metropoli e di destinatari quivi residenti. Il dato risulta evidente
per i liguri abitanti a Caffa, la «Ianuensis civitas in extremo Europe»,
geograficamente lontanissimi dalle vicende della madrepatria, fatto
che aveva contribuito a un certo distacco a causa della lunghezza dei
collegamenti . Ancora una volta, alcuni esempi enucleano bene que-
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sta tendenza. Il testamento di Bartolomeo de Montaldo, redatto a Caffa
nel 1366, narra come tutta la sua vicenda umana si fosse ormai svolta
nella colonia. Il mercante aveva indicato la propria sepoltura nella
chiesa di San Francesco di Caffa, lasciando disposizioni per costruirvi
un monumento a sue spese. Egli si trovava nel Levante da molto
tempo, come indicato dagli affari che aveva in corso con numerosi ge-
novesi di Pera e Tana; i suoi conti erano presso banchieri di Caffa,
addirittura aveva delegato al vescovo di Caffa la scelta delle chiese in
cui far celebrare mille messe in suffragio della sua anima, nonché dei
destinatari della somma donata ai «pauperes Christi». Dal testamento
non si evince nessuna notizia della famiglia, che probabilmente non
41 E. Basso, Notai genovesi in Oltremare. Atti rogati a Chio da Giuliano de Canella cit.,
doc. 51, pp. 109-111. Chio, 28 febbraio 1381.
42 L. Balletto, Notai genovesi in Oltremare. Atti rogati a Chio nel XIV secolo dal notaio
Raffaele de Casanova cit., doc. 65, pp. 218-219. Chio, 24 ottobre 1360.
43 P. Piana Toniolo, Notai genovesi in Oltremare. Atti rogati a Chio da Gregorio Panis-
saro (1403-1405) cit., doc. 51, pp. 103-104. Chio, 31 dicembre 1403.
44 L’espressione è citata in: G.G. Musso, Il tramonto di Caffa genovese, in Miscellanea
di Storia ligure in memoria di Giorgio Falco, Università di Genova, Genova, 1966, p. 203.
Per una descrizione dell’insediamento, delle sue fonti di approvvigionamento e dei suoi
collegamenti: M. Balard, Caffa e il suo porto (secc. XIV-XV), in Id., Gênes et la mer, II cit.,
pp. 809-819.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Agosto 2021
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)