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318 Simone Lombardo
menti di Pera, Chio e Caffa, mentre negli altri avamposti la presenza
genovese era principalmente maschile e fluida . I mercanti lasciavano
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spesso moglie e prole a Genova durante i loro viaggi, mentre i genovesi
d’Oriente di seconda o terza generazione, anch’essi in viaggio, li lascia-
vano nella colonia in cui si erano stabiliti, di fatto marcando il proprio
distacco con la capitale. Per essi, essere genovesi significava apparte-
nere a un Commonwealth, ricalcando la felice espressione di Geo Pi-
starino , che però poco aveva a che vedere con Genova stessa?
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Occorre proprio porre attenzione al concetto di patria per quanto
riguarda i genovesi stabiliti in Oltremare, intrecciati in una serie di
rapporti nel complesso sistema di insediamenti, per cui spesso l’ere-
dità di persone decedute in luoghi terzi doveva essere recuperata da
altre persone già stabilmente residenti in Oriente. La trama di intrecci
che si può incontrare nella documentazione è pressoché infinita e si
mostreranno qui alcuni casi indicativi. La comunità dei genovesi stan-
ziati a Chio è un ottimo esempio: nel 1359 Pietrino di Bergamo ereditò
dal padre Guglielmo, perota, nominando un proprio procuratore a
Pera ; qualche anno più tardi, nel 1394, i tre fratelli Pasqualino, Gia-
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como e Antonio de Pontremulo da Chio tentarono di avere l’eredità del
quarto fratello Francesco, anch’egli morto a Pera . Invece Domenico
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di Credenza, che portava con sé una certa quantità di merci e denaro,
era morto in Valacchia: il notaio che fungeva da fideiussore testamen-
tario aveva nominato quale procuratore un altro mercante, di nome
Francesco Onesto, per recarsi sul luogo e recuperare i beni . Un altro
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mercante, Pietro Drago, che si trovava a Caffa, aveva ricevuto i beni di
suo fratello Battista, morto a Trebisonda nel marzo 1409, da parte del
curatore Prospero Adorno .
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I movimenti geografici intorno alle eredità potevano essere impres-
sionanti e rendono atto della fitta trama di relazioni che legava i mer-
canti genovesi nel Levante, come mostrato da alcune complicate vi-
cende: per esempio, il defunto Nicola de Oliva aveva scelto come fi-
deiussore testamentario un tal Giovanni de Bulgaro, abitante di Caffa,
che nel 1381 si trovava a Chio: egli aveva delegato a sua volta ad altri
due burgenses di Pera il compito di recuperare i beni del fu Nicola, che
35 Ivi, pp. 258-261.
36 G. Pistarino, Gente del mare nel Commonwealth genovese, in R. Ragosta (a cura
di), Le genti del mare Mediterraneo, I, Pironti, Napoli, 1981, pp. 203-290.
37 L. Balletto, Notai genovesi in Oltremare. Atti rogati a Chio nel XIV secolo dal notaio
Raffaele de Casanova cit., doc. 23, p. 137-139. Chio, 30 settembre 1359.
38 M. Balard, Notai genovesi in Oltremare. Atti rogati a Chio da Donato di Chiavari cit.,
doc. 8, pp. 40-41. Chio, 21 febbraio 1394.
39 S.P. Karpov (a cura di), Notai genovesi in Oltremare. Atti redatti a Caffa cit., p. 371,
doc. 6. Caffa, 19 settembre 1410.
40 Ivi, doc. 10, pp. 377-381. Caffa, 7 ottobre 1410.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Agosto 2021
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)