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                menti di Pera, Chio e Caffa, mentre negli altri avamposti la presenza
                genovese era principalmente maschile e fluida . I mercanti lasciavano
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                spesso moglie e prole a Genova durante i loro viaggi, mentre i genovesi
                d’Oriente di seconda o terza generazione, anch’essi in viaggio, li lascia-
                vano nella colonia in cui si erano stabiliti, di fatto marcando il proprio
                distacco con la capitale. Per essi, essere genovesi significava apparte-
                nere a un Commonwealth, ricalcando la felice espressione di Geo Pi-
                starino , che però poco aveva a che vedere con Genova stessa?
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                   Occorre proprio porre attenzione al concetto di patria per quanto
                riguarda i genovesi stabiliti in Oltremare, intrecciati in una serie di
                rapporti nel complesso sistema di insediamenti, per cui spesso l’ere-
                dità di persone decedute in luoghi terzi doveva essere recuperata da
                altre persone già stabilmente residenti in Oriente. La trama di intrecci
                che si può incontrare nella documentazione è pressoché infinita e si
                mostreranno qui alcuni casi indicativi. La comunità dei genovesi stan-
                ziati a Chio è un ottimo esempio: nel 1359 Pietrino di Bergamo ereditò
                dal  padre  Guglielmo,  perota,  nominando  un  proprio  procuratore  a
                Pera ; qualche anno più tardi, nel 1394, i tre fratelli Pasqualino, Gia-
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                como e Antonio de Pontremulo da Chio tentarono di avere l’eredità del
                quarto fratello Francesco, anch’egli morto a Pera . Invece Domenico
                                                                38
                di Credenza, che portava con sé una certa quantità di merci e denaro,
                era morto in Valacchia: il notaio che fungeva da fideiussore testamen-
                tario aveva nominato quale procuratore un altro mercante, di nome
                Francesco Onesto, per recarsi sul luogo e recuperare i beni . Un altro
                                                                         39
                mercante, Pietro Drago, che si trovava a Caffa, aveva ricevuto i beni di
                suo fratello Battista, morto a Trebisonda nel marzo 1409, da parte del
                curatore Prospero Adorno .
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                   I movimenti geografici intorno alle eredità potevano essere impres-
                sionanti e rendono atto della fitta trama di relazioni che legava i mer-
                canti genovesi nel Levante, come mostrato da alcune complicate vi-
                cende: per esempio, il defunto Nicola de Oliva aveva scelto come fi-
                deiussore testamentario un tal Giovanni de Bulgaro, abitante di Caffa,
                che nel 1381 si trovava a Chio: egli aveva delegato a sua volta ad altri
                due burgenses di Pera il compito di recuperare i beni del fu Nicola, che


                   35  Ivi, pp. 258-261.
                   36  G. Pistarino, Gente del mare nel Commonwealth genovese, in R. Ragosta (a cura
                di), Le genti del mare Mediterraneo, I, Pironti, Napoli, 1981, pp. 203-290.
                   37  L. Balletto, Notai genovesi in Oltremare. Atti rogati a Chio nel XIV secolo dal notaio
                Raffaele de Casanova cit., doc. 23, p. 137-139. Chio, 30 settembre 1359.
                   38  M. Balard, Notai genovesi in Oltremare. Atti rogati a Chio da Donato di Chiavari cit.,
                doc. 8, pp. 40-41. Chio, 21 febbraio 1394.
                   39  S.P. Karpov (a cura di), Notai genovesi in Oltremare. Atti redatti a Caffa cit., p. 371,
                doc. 6. Caffa, 19 settembre 1410.
                   40  Ivi, doc. 10, pp. 377-381. Caffa, 7 ottobre 1410.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Agosto 2021
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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