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                aveva, mentre i suoi contatti erano ormai tutti in Oriente . Anche Gio-
                                                                      45
                vanni Panevino, figlio di Oberto di Sestri Ponente, nel 1411 voleva es-
                sere sepolto a San Francesco di Caffa; egli aveva estinto alcuni debiti
                con altri genovesi orientali, espressi tra l’altro nella valuta locale di
                aspri di Savastopoli. Anche la sua vicenda umana si era risolta ormai
                tutta lungo le rive del Mar Nero .
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                   I contatti con la Liguria sembravano relegati, nella gran parte dei
                casi,  alla  comunità  frequentata,  composta  quasi  esclusivamente  da
                genovesi emigrati – o da loro discendenti –: la madrepatria, quanto-
                meno in senso stretto, sembrava dimenticata. Così pare essere anche
                per il mercante Franco di Levanto, che aveva dettato le sue ultime vo-
                lontà nel 1443, esprimendo il desiderio di essere sepolto a San Fran-
                cesco di Caffa, come era d’uso tra gran parte degli emigrati genovesi.
                Nel giorno di San Gregorio, vi sarebbe stata celebrata una messa per
                la sua anima e così pure nelle chiese di San Domenico e della Vergine
                Maria, entrambe a Caffa. La geografia delle donazioni di Franco di Le-
                vanto non porta lontano: aveva lasciato 100 aspri all’ospedale di Santa
                Maria di Caffa, mentre i proventi dei suoi luoghi delle compere di Caffa
                dovevano essere destinati al tartaro Giorgio, ex schiavo di Bartolomeo
                de Passano. Per i suoi meriti donava invece a un altro abitante ligure
                di Caffa, Ambrogio Gariano di Savona, allora ammalato, uno schiavo
                russo di 22 anni, che in quel momento però si trovava imbarcato su
                un grippo. Non avendo figli né moglie, aveva lasciato i suoi rimanenti
                averi ai quattro fratelli . Il luogo d’origine era scomparso dal pano-
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                rama di Franco di Levanto, stando ai suoi lasciti? Sembra di sì. Ciò
                nonostante, si ritrova il suo testamento autenticato dal quasi omo-
                nimo fratello Francesco a Genova, dove evidentemente quest’ultimo
                risiedeva: se i legami umani di Franco erano a Caffa, il filo parentale
                non si era interrotto e riportava nella capitale. Anzi, le questioni eco-
                nomiche legate all’eredità avevano generato uno scambio di lettere tra
                Domenico de Promontorio e Simone di Levanto, da Caffa, e un altro
                Simone di Levanto, a Genova. Quale dei due era il fratello di Franco e
                quale un omonimo?
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                   La questione della morte lontana e del rapporto con la città natale
                è comunque complessa. Vi sono, ad esempio, casi di non genovesi che
                in Oriente, invece, si erano legati alla città di Genova e ai suoi abitanti,
                probabilmente  grazie  alle  lunghe  frequentazioni  con  i  liguri  in


                   45  S.P. Karpov (a cura di), Notai genovesi in Oltremare. Atti redatti a Caffa cit., doc.
                5, p. 226. Caffa, 12 agosto1366.
                   46  Ivi, doc. 48, pp. 438-441. Caffa, 21 agosto 1411.
                   47  Ivi, doc. 3, pp. 506-512. Caffa, 28 febbraio 1443.
                   48  Ivi, doc. 4, pp. 513-517. Caffa, 30 ottobre 1443; 20 dicembre 1444; 13 ottobre
                1446.



                Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Agosto 2021
                ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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