Page 58 - pdf intero 52
P. 58
322 Simone Lombardo
proprio patrimonio Gesù e i pellegrini poveri: aveva deciso però di far
passare questo lascito per le mani e per la cura di mercanti genovesi,
dei titoli di debito del comune ligure e addirittura della cattedrale cit-
tadina, piuttosto che di quelle di Montpellier o della stessa Famagosta.
Genova era un richiamo persino per chi non vi era nato e nemmeno
ne era cittadino.
Una costante testamentaria, imposta dall’esterno, è la legge sui la-
sciti che tutti i cittadini genovesi dovevano destinare alle opere pub-
bliche della città d’origine. Le somme di denaro, secondo la «cabella
defunctorum», erano destinate ai lavori per il mantenimento del porto
e alla fabbrica del Molo, con una tassa espressa secondo la solita for-
mula di lascito «operi portus et moduli civitatis Ianue, secundum for-
mam capitulorum et ordinamentorum civitatis Ianue». I genovesi d’Ol-
tremare, che magari non vedevano la propria città da decenni, se ri-
manevano cittadini di Genova non erano esentati da questo tipo di
gabella che andava a beneficio della capitale . La tassa, menzionata
52
in quasi tutti i testamenti consultati, ricreava un legame stabile, an-
corché fastidioso, con il centro d’origine, ricordando anche nel mo-
mento estremo il dovere dei cives nei confronti della madrepatria che
avevano lasciato. Dal punto di vista fiscale si era cittadini genovesi
anche nella morte. Tuttavia, se Genova chiedeva qualcosa ai propri
abitanti emigrati, anch’essi potevano rimanerle legati dal punto di vi-
sta economico, prima che affettivo. Ne sono ottimi esempi i numerosi
investimenti, fatti dai testatori, nelle compere del comune, ovvero nei
titoli di debito pubblico liberamente acquistabili, i cui interessi costi-
tuivano una rendita di lunga durata .
53
52 A Genova dal 1281 i salvatores portus et moduli erano destinatari di una tassa
consistente del 10% dei legati testamentari. L. Grossi Bianchi, E. Poleggi, Una città por-
tuale del Medioevo. Genova nei secoli X-XVI, Sagep, Genova, 1980, p. 100. Anche a Caffa
esisteva un legato testamentario locale rivolto al mantenimento del porto, il decenium
portus et moduli, ma non si conosce a quale ufficio fossero destinati i fondi raccolti. M.
Balard, Caffa e il suo porto (secc. XIV-XV) cit., p. 814.
53 Sul debito pubblico, tra la grande produzione di Giuseppe Felloni, si segnalano:
G. Felloni, Struttura e movimenti dell’economia genovese tra Due e Trecento: bilanci e
prospettive di ricerca, in Id., Scritti di storia economica, Società ligure di Storia Patria,
Genova, 1998, pp. 955-976; G. Felloni, Ricchezza privata, credito e banche: Genova e
Venezia nei sec. XII-XIV, in G. Ortalli, D. Puncuh (a cura di), Genova, Venezia, il Levante
nei secoli XII-XIV. Atti del convegno internazionale di studi, Genova-Venezia, 10-14 marzo
2000, Società ligure di Storia Patria, Genova, 2001, pp. 295-318. Sulle quote del debito
pubblico genovese: D. Gioffrè, La ripartizione delle quote del debito pubblico nella Genova
del tardo ‘300, in La storia dei genovesi. Atti del convegno di studi sui ceti dirigenti nelle
istituzioni della repubblica di Genova. Genova, 6-7-8 novembre 1981, II, Associazione no-
biliare ligure, Genova, 1982, pp. 139-153; H. Sieveking, Studio sulle finanze genovesi ed
in particolare sulla Casa di S. Giorgio, Società Ligure di Storia Patria, Genova, 1905.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVIII - Agosto 2021
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)