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102 Renzo Sabbatini
Quando sembra ormai che l’orientamento lucchese sia propenso per
la non risposta, da Firenze l’ambasciatore Carlo Orsucci comunica,
però, una notizia che sblocca la situazione: il granduca ha fatto rispon-
dere «in voce» per mezzo del marchese Corsini. Così anche il Consiglio
generale, pur elogiando i «prudentissimi sentimenti» del Fatinelli, gli
dà incarico di fare altrettanto, dopo aver preso contatto con il cardinale
Gualtieri . Ma la commissione «venga adempita con tutta cautela per
non dar luogo per quanto si potrà a publicarsi per Roma, desiderandosi
bensì dall’eccellentissimo Consiglio che resti gustata sua maestà di
questo ufficio, ma che ciò segua con tutta la maggiore circonspezione
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possibile per non dar luogo ad osservazioni e discorsi» . Una indispo-
sizione del Fatinelli e le difficoltà finanziarie del cardinale Gualtieri 19
ritardano di qualche giorno la missione di felicitazioni: potrebbe non
essere accolta così bene come quella fiorentina – teme il ministro – per-
ché il Corsini era stato percepito come appositamente inviato, ma –
riflette – «la Republica nostra non puol tenere nelle correnti emergenze
dell’Europa altro contegno, così non puole il re non darsene per sodi-
sfatto» . Il 20 marzo, accompagnato da monsignor Bianchini, svolge
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dunque la sua missione di felicitazioni 21 e riferisce: il re rispose «con
18 Differenze 458, n. 9, Lettera di Nicolini a Fatinelli, Lucca 24 febbraio 1721. La noti-
zia relativa a Firenze, poiché l’ambasciatore Orsucci l’ha avuta in confidenza, dovrà rima-
nere segreta.
19 Non sono riuscito a vedere il cardinal Gualtieri «perché non ammette alcuno, né
per visite, né per negozij, e tien sempre l’anticamera serrata, atteso che ha bensì per-
missione di trattenersi in Roma totalmente incognito, ma con la condizione di non darsi
a conoscere, come parmi d’aver scritto altre volte. La causa di questo contegno procede
dall’essersi Sua Eminenza costituita in tal nascondiglio, anzi s’era ritirata ad Orvieto
sua patria, per non poter più sostenere la corte, e le spese necessarie alla dignità cardi-
nalizia, perché non le vengano l’entrate e gl’assegnamenti di Francia, e perciò ottenne
licenza di ritirarsi a casa sua […] Ho però supplito in altra maniera alla mia incumbenza
avendo pregato Monsignor Bianchini mio concanonico in S. Maria Maggiore e confiden-
tissimo, e quasi domestico di sua maestà, di farmi la scorta» (Differenze 458, n. 12, Let-
tera di Fatinelli a Nicolini, Roma 15 marzo 1721). La negativa situazione finanziaria
perdurerà fino alla morte del porporato nel 1728: la sua biblioteca (acquistata da Lorenzo
Corsini, il futuro Clemente XII) e altre collezioni vennero vendute per saldare i debiti (S.
Giordano, Gualtieri, Filippo Antonio cit.). La scelta del Bianchini viene molto apprezzata
a Lucca: «questa maniera è comparsa assai più propria per essere il soggetto meno qua-
lificato [del cardinale], e così la sua interposizione di minore apparenza, il che appunto
è quello che si desidera in questo negozio» (ibidem, n. 15, Lettera di Nicolini a Fatinelli,
Lucca, 24 marzo 1721).
20 Differenze 458, n. 10, Lettera di Fatinelli a Nicolini, Roma 1 marzo 1721. Gli dà
ragione il cancelliere dell’Offizio: re Giacomo «ben comprende che nei tempi presenti biso-
gna regolare tutti i passi con molto riguardo per non cimentarsi a incontri che a lui non
possino giovare, ma nuocere bensì molto agl’altri» (ibidem, n. 11, Lettera di Nicolini a
Fatinelli, Lucca 10 marzo 1721).
21 Fatinelli invia a Lucca anche il breve e generico testo del suo complimento (Diffe-
renze 458, n. 14).
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Aprile 2018 n.42
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)