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                 ancora per ‘difficoltà’ nel rapporto padrone-schiavo (ovviamente inten-
                 diamo anche in diversi rapporti di genere). Pensiamo, fra l’altro, alle
                 occasioni in cui un viaggiatore – per ‘turismo’ o per altre motivazioni,
                 spesso anche per forti interessi culturali – verso paesi dell’Europa
                 mediterranea, offriva l’ occasione, in un grande o piccolo mercato, per
                 l’acquisto di schiavi che egli  avrebbe condotto con sé in paesi del cen-
                 tro e del nord dell’Europa. Così, per esempio, il nobile tedesco Hans
                 Johann Ludwig comprò due giovani schiavi a Malta nel 1588 per por-
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                 tarli con sé a Münster .
                    Anche altri interessi, capricci, occasionali variazioni delle esigenze
                 dei proprietari si traducevano in mobilità degli schiavi, come oggetti
                 in ampia misura forzatamente docili ad una altrui volontà. Pensiamo
                 ancora, fra l’altro, al noleggio da parte del proprietario a un terzo, pri-
                 vato o istituzione, per un certo periodo: da pochi giorni a qualche
                 mese, come nel caso di schiavi destinati a completare la schiera dei
                 galeotti al remo. Viceversa si poteva verificare che schiavi galeotti,
                 specialmente nella seconda metà del Settecento quando ormai servi-
                 vano in minor numero sulle flotte per il disuso delle galere, venissero
                 destinati a lavori di varia natura a terra, da minatori o operai in lavori
                 edilizi e in costruzioni di strade, a servitori nelle case di autorità civili
                 e militari, anzitutto presso comandanti e alti ufficiali delle stesse
                 flotte. Gli schiavi in servizio su unità di una flotta potevano anche
                 ottenere l’autorizzazione a scendere a terra, quando le navi attracca-
                 vano in qualche porto molto animato da traffici commerciali, per ven-
                 dere merci che essi avevano condotto seco dal momento dell’imbarco
                 o acquistato vantaggiosamente in altri porti, spesso anche di contrab-
                 bando secondo volontà e decisioni degli ufficiali, con i quali sparti-
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                 vano il profitto .
                    Senza forse aver potuto esaurire i riferimenti ad ogni possibile occa-
                 sione di mobilità schiavile, aggiungiamo ancora una occasione, quella
                 di doni occasionalmente effettuati da sovrani e governanti a pari grado
                 di altri paesi, con il conseguente nuovo trasferimento, anche lontano,
                 dello schiavo o della schiava, dopo quello dal paese natale al luogo di
                 schiavitù: nel 1637 dal Gran maestro di Malta furono inviate alla vice-
                 regina di Napoli due schiavette, mentre verso la fine del secolo dalla
                 corte di Baviera alcuni turchi furono inoltrati a Parigi a Luigi XIV. Di






                    28  T. Freller, Knights, Corsairs and Slaves in Malta. An Eyewitness Account, Malta,
                 1999, p. 61.
                    29  S. Bono, Schiavi musulmani nell’Italia moderna cit., pp. 325-331 e 341-348.


                 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Aprile 2018       n.42
                 ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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