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dramma di un uomo che, grazie alla sua longevità, attraversa più sta-
gioni della storia del Mezzogiorno e dell’Italia: la repubblica napoletana
del 1799, la prima restaurazione borbonica, il decennio francese, la
seconda restaurazione di Ferdinando, le rivoluzioni dal 1820 al 1848,
il compimento dell’unità nazionale.
Blanch individua quattro fasi nella storia del Regno tra Sette e Otto-
2
cento . La prima è compresa fra il 1799 e il 1815. Il governo francese
completa l’opera della restaurazione postrivoluzionaria con la buona
amministrazione sostenuta dalle classi popolari. La seconda fase va
dal 1815 al 1820: l’Europa è cambiata, ma a Napoli l’ordine civile e le
garanzie politiche sono due universi separati. Nella terza fase i moti
del 1820-21 falliscono l’obiettivo dell’unione tra ordine civile e garanzie
politiche e il Regno torna alla tendenza del 1815. La quarta fase ha
come suo simbolo lo Statuto del 29 gennaio 1848. Per Blanch esso rap-
presenta una transazione capace di soddisfare tutte le parti: la Corona,
perché realizza la concordia e la riconquista della Sicilia; i costituzio-
nali, perché vedono avverarsi il sogno lungamente coltivato; l’esigenza,
da tutti sentita, di ristabilire la calma sociale nel paese. Ma la rivolu-
zione di Parigi del 24 febbraio mette tutto in discussione. E il 15 maggio
a Napoli emerge con piena evidenza l’inconciliabilità fra tutte le spinte
divergenti nel Regno: quella per la Costituzione; quella per il cambio di
dinastia; quella che rivendica l’autonomia del Regno; quella che ormai
guarda all’obiettivo dell’unità d’Italia. Eppure, nonostante tutto, un
anno dopo Blanch considera ancora possibile la realizzazione di una
monarchia costituzionale a Napoli purché si verifichino alcune condi-
zioni: la forza legale e il consenso di massa verso la monarchia; il col-
legamento col pensiero politico liberale europeo; la capacità della
Corona di far fronte alle sommosse sociali. Le condizioni, i prerequisiti,
per così dire, auspicati da Blanch, non si verificano. Così il suo impe-
gno successivo viene come eclissandosi fino a chiudersi nell’isolamento
negli anni che precedono l’unificazione nazionale in cui egli non aveva
creduto. Lo scossone del ’48 e l’impossibilità di conciliare gli ideali
napoleonici con la monarchia amministrativa lasciano nel limbo un
intellettuale come Luigi Blanch che non ha condiviso il movimento dei
patrioti liberali risorgimentali unitari, ma, al tempo stesso, non è stato
nemmeno pienamente convinto delle possibilità di conservazione e con-
solidamento di una nazione napoletana così come essa è venuta espri-
mendosi e rappresentandosi negli ultimi Borbone.
Il ’48 napoletano è uno spartiacque: esso mette in discussione pre-
2 L. Blanch, Sullo stato attuale del Regno (13 settembre 1849), in Scritti Storici cit, ,
vol, II, pp, 355-359,
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Aprile 2018 n.42
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)