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                 nella sua proposta di periodizzazione è fondamentale l’esigenza di inqua-
                 drare il ’48 napoletano e siciliano nel più generale contesto europeo.
                    A tale proposito utili spunti di riflessione sono proposti nel saggio
                 del compianto Giuseppe Galasso Modelli di interpretazione del 1848:
                 Palmer,  Hobsbawm,  Namier,  ripubblicato  in  uno  degli  ultimi  suoi
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                 volumi edito prima della morte .
                    Il termine “eccellenza” è oggi assai abusato e spesso appare un’iper-
                 bole. Nel suo uso più appropriato è attribuito a cose, prodotti, persone
                 che si distinguono particolarmente sia nel livello dell’economia sia in
                 quello della cultura. E con quel termine si vuole generalmente esaltare
                 al tempo stesso l’appartenenza a una particolare area del nostro paese
                 e la capacità di oltrepassarla per il valore intrinseco che esprime.
                    Nel caso di Giuseppe Galasso si può a giusta ragione parlare di
                 un’eccellenza del Mezzogiorno. Non si tratta affatto di un’iperbole per-
                 ché quell’espressione rappresenta assai bene due significati precisi: la
                 tradizione  culturale  napoletana  e  meridionale  di  alto  profilo  di  cui
                 Galasso è erede e dalla quale trae continua ispirazione; la capacità di
                 rinnovarla e di immetterla in un circuito internazionale. Pertanto il
                 titolo di questo libro è limitativo. Perché in esso l’autore non solo trac-
                 cia un mirabile quadro di temi e problemi della storiografia del Nove-
                 cento, non solo discute opere e profili di grandi storici come Hazard,
                 Palmer, Hobsbawm, Namier, Furet, Mosse, Nolte, Le Goff, White, Mara-
                 vall, Braudel, ma dialoga anche con filosofi come Heidegger, Popper,
                 Arendt, Berlin, antropologi come Vernant, letterati come Fumaroli, giu-
                 risti come Kelsen. E sarebbe riduttivo definire inter- o multidisciplinare
                 lo sguardo dell’autore, che mostra invece una capacità teoretica a tutto
                 campo, adotta una logica argomentativa stringente per discutere tesi,
                 articolare rilievi critici su singoli passaggi degli autori considerati, gui-
                 dare il lettore nei meandri complessi del loro ragionamento.
                    Viene alla mente un altro libro di Galasso, Nient’altro che storia, inti-
                 mamente legato a quest’ultimo sia per lo straordinario impegno teore-
                 tico sia per altri due ordini di motivi. Il primo è l’implicita proposta,
                 contenuta in entrambe le opere, a superare la ricorrente dicotomia tra
                 le “due culture” attraverso la categoria della storicità. Il secondo è il
                 modo di intendere la storia come memoria e interpretazione della bio-
                 grafia individuale e collettiva, quindi come condizione stessa di possi-
                 bilità dell’identità individuale e collettiva. E l’intreccio tra biografia e
                 storia è ben vivo e presente in questo Storiografia e storici europei.
                    La concezione della struttura del volume appare assai stimolante.





                    5  G. Galasso, Storiografia e storici europei del Novecento, Salerno editrice, Roma, 2016,
                 pp, 102-132,


                 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Aprile 2018       n.42
                 ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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