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Termotto (saggi)_5  25/04/18  11:48  Pagina 79






                   Botteghe organarie in Sicilia: dai Guzzio ai Pergola di Castelbuono (1668-1889)  79


                   stolico del venerabile convento di Sant’ Antonino Martire di Castel-
                   buono, a costruire un organo nuovo per il prezzo di 36 onze, garanten-
                   dolo un anno e con impegno che «durante la sua vita in ogni qual volta
                   che verrà in Castelbuono per accordare l’organi deve pure accordare il
                   sudetto organo gratis…con allogio e tavola franca». Il trasporto dello
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                   strumento da Tusa è posto a carico del convento . Dall’atto d’obbligo
                   si evince anche che mastro Onofrio Guzzio ha costruito, o quanto meno
                   profondamente modificato, organi pure per chiese di Geraci e Pollina
                   (Documento n° 2). Le dettagliate analisi tecniche di Diego Cannizzaro
                   sugli organi ancora esistenti della diocesi di Cefalù, tra l’altro, hanno
                   evidenziato  che  l’organo  della  chiesa  di  Sant’Antonino  Martire  di
                   Castelbuono è gemello di quello della Badìa di S. Venera della stessa
                   cittadina ed è quindi da ascrivere allo stesso autore, che allora veniva
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                   qualificato come anonimo del XVIII secolo .
                      Il ritrovamento dell’atto d’obbligo per quest’ultimo organo conferma
                   definitivamente che autore di entrambi gli strumenti è mastro Onofrio
                   Guzzio. Nel giugno del 1789, infatti, abitante con la famiglia a Tusa, si
                   obbliga col sacerdote Domenico Fesi, procuratore del devoto monastero
                   di  S.  Venera  dell’ordine  benedettino,  a  costruire,  per  servizio  della
                   chiesa del monastero castelbuonese, un organo «uguale a quello da
                   detto di lo Guzzio nuovamente fatto a questo venerabile convento di S.
                   Antonino martire, a tenore del contratto» agli atti del notaio Sebastiano
                   Gambaro del 7 novembre 1782. Obbligo di consegna entro il mese di
                   giugno dell’anno successivo, con vetture per il trasporto a carico del
                   monastero, garanzia di un anno, mentre il prezzo è concordato in qua-
                   ranta onze da pagare in quattro rate annuali .
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                      Da un atto successivo, oltre ad apprendere che Onofrio Guzzio è cit-
                   tadino di Tusa «ductionem uxoris», si viene a conoscenza che metà delle
                   quaranta onze, dovutegli dal monastero di S. Venera, vengono erogate
                   con somme proprie dalla badessa D. Maria Aloisia Failla e dalla nipote
                   suor Maria Anna Failla che le avranno rimborsate dal monastero a
                   semplice richiesta . Certamente dalla sua “base” di Tusa, mastro Ono-
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                   frio Guzzio si sarà spinto pure nei vari paesi del comprensorio dei
                   Nebrodi, anche se fino ad ora è documentata soltanto la sua presenza
                   nella chiesa di S. Giacomo di Capizzi, come testimonia un cartiglio





                      33  Asti, not. Sebastiano Gambaro, vol. 3000, cc. 151r-152r, Castelbuono, 17 novem-
                   bre 1782.
                      34  D. Cannizzaro, Cinquecento anni cit., pp. 56-57, 59-60. Allo stesso testo riman-
                   diamo per l’analisi tecnica degli organi citati in questo contributo.
                      35  Asti, not. Giuseppe Albanese, vol. 3094, c. 354r-v, Castelbuono, 4 giugno 1789.
                   Testi all’atto sono il polizzano D. Mariano Iraggi e il magnifico Giuseppe Marguglio.
                      36  Ivi, vol. 3095, c. 327r-v, Castelbuono, 27 maggio 1790.


                   n.42                            Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Aprile 2018
                                                           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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