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Botteghe organarie in Sicilia: dai Guzzio ai Pergola di Castelbuono (1668-1889) 81
Castelbuono per la fattura dell’organetto nuovo, si debbano celebrare
trenta messe con l’elemosina di un tarì per volta, secondo il costume
locale, e si debba far fronte alle spese di obito, medico, speziale ed il
restante debba essere consegnato alla sorella erede, fatti salvi dieci tarì
per originale e copia del testamento. Concludendo, «esortato da me
notaio far qualche legato per i luoghi santi di Gerusalemme», rispose
aver già dato un grano al mese. Per l’esecuzione delle sue ultime
volontà, Mariano Andronico si raccomanda all’arciprete e al sacerdote
don Benedetto Piraino suo padre spirituale. Testi sono il parroco, il
sac. Piraino e altri sacerdoti. L’atto si chiude con la sottoscrizione auto-
grafa «Io D. Mariano Andronico testatore».
Per completezza, ricordiamo che A. Mogavero Fina annovera tra gli
organari castelbuonesi del Settecento anche Vincenzo Scribani, attivo
nel 1702, Nicola Minà, operante nel 1753, e Silvestre Caliato nel
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1797 . Non conosciamo altro dei primi due; sul terzo va osservato che
Caliato è il soprannome dei Pergola: siamo di fronte a Silvestre Pergola.
Da un atto del 1758, infatti, col quale Onofrio Guzzio cede una casa al
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cognato, quest’ultimo è indicato come Giuseppe Pergola alias caliato .
Silvestre Pergola, che sapeva scrivere, come appare dalla sottoscrizione
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di un suo rivelo , risulta retribuito da varie chiese, come si vedrà, e
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dalla Matrice Nuova di Castelbuono per averne accordato gli organi .
I Pergola: da Castelbuono a Palermo
All’uscita di scena di Onofrio Guzzio, le chiese castelbuonesi, per
un brevissimo periodo, si avvalgono delle prestazioni dell’organaro
palermitano Giovan Battista Di Paola che nel 1795 risulta retribuito
dalla chiesa domenicana con i soliti tarì 20.10 e da quella di S. Ago-
stino con 6.10, cosa che si ripete nell’anno successivo . Negli ultimi
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anni del Settecento, il testimone della tradizione organaria castelbuo-
nese passa ad un nipote dei Guzzio, Pasquale Pergola, figlio di Giu-
seppe e della ricordata Bartolomea Guzzio, che avrebbe raggiunto
41 A. Mogavero Fina, La scuola organaria delle Madonie cit.
42 Asti, not. Gaspare Torregrossa, vol. 2742, numerazione erosa, Castelbuono, 20
ottobre 1758.
43 Asti, notaio Giovanni Gambaro, vol. 2695, foglio volante non datato. Dal rivelo
risulta che il dichiarante di anni 33, tra l’altro, è proprietario di un fondo agricolo con
2000 amollei atti a far frutti.
44 Debbo quest’ultima notizia, desunta dai libri dei conti, a Tommaso Gambaro che
ringrazio.
45 Asti, not. Vincenzo Torregrossa, vol. 2965, c. 494r, 495v, Castelbuono, 31 dicembre
1795; Id., vol. 2966, c. 196r, Castelbuono, 31 dicembre 1796.
n.42 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Aprile 2018
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)