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Storia e letteratura. Catania, il fascismo e la guerra nel racconto di Sebastiano Addamo 343
di discorsi, di parate, di onte subite o conclamate» (p.15). L’entusia-
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smo 23 si alimentava invece di processi più profondi , anche se appa-
rentemente semplici, quale la quotidiana partecipazione nei luoghi di
socialità (il bar, dove si ‘gioca’ al ‘fascista della prima ora’ – e poco
importa se il gioco è scoperto, resta il valore dell’adesione iniziale 25 –,
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dove si esercita un controllo sociale più o meno occulto ) e formazione.
La scuola, appunto: «anche per noi ragazzi l’entusiasmo non subiva
intoppi. A scuola avevamo trovato un professore di cultura militare che
ci era piaciuto … centurione della milizia, magro scattante e con baf-
fetti; ci parlava di guerra e di strategia accarezzando di continuo il
pugnale che gli luceva nella cintola» (p. 17). E non manca in questa
formazione di coscienze fasciste l’inoculazione del veleno razzista:
«verso gli ebrei avevamo – ricorda il protagonista – odi furiosi e accaniti,
di recente avevamo visto il film: Süss l’ebreo» (p. 24).
Non basta la presenza del “povero” (nel senso letterale del termine)
Morico (uno dei compagni di scuola e di pensione di Gino) e dei suoi
dubbi a incrinare l’entusiasmo del gruppo. Dal più fascista dei ragazzi,
Pippo, Morico è tacciato di “comunismo” e tanto basta per evitare di
farsi contagiare. «Anche i comunisti erano per noi nemici, specie di bar-
bari» (p.25). E la ‘barbarie’ è essenzialmente immagini orrorifiche e vio-
lente destinate a fissarsi nella mente dei nostri adolescenti (i padri della
mia generazione), e a produrre un immaginario destinato a durare a
lungo anche oltre il fascismo:
In quei tempi erano usciti dei quaderni che sulla copertina portavano stam-
pato un enorme orso villoso e rosseggiante con in mano una fiaccola accesa e
sotto i piedi città e campagne devastate, palazzi distrutti, dappertutto bagliori
d’incendio; davanti a esso un triangolo: Roma, Berlino, Tokio, e su ciascuno dei
vertici un soldato armato, dignitoso e fiero. L’orso era davvero spaventoso e nel
suo aspetto mi raffiguravo i comunisti, come da bambino sfogliando la Divina
Commedia quella del Doré, e la Russia l’immaginavo simile a quell’inferno, i dia-
voli armati di tridente, un orrore infinito e sanguinoso (p. 25).
23 Secondo la definizione del Devoto-Oli: «partecipazione totale, gioiosa e ammira-
tiva, a ciò che si vede o si ascolta». Ed “entusiasta” «si dice di persona disposta ad acco-
gliere o perseguire motivi pratici o ideali, con trasporto fiducia e dedizione totale e
convinta, talvolta aliena da ogni pur necessaria considerazione realistica».
24 «Più che il fascismo a imporsi sul paese, era stato il paese ad andargli incontro»,
scriverà S. Addamo in Le abitudini e l’assenza, Sellerio, Palermo, 1982, p. 43.
25 Come il barista «già impresario di pompe funebri, ladro … finito pure in carcere,
poi … fascista», che insiste «d’aver partecipato alla marcia», p. 13
26 Il «nastrino di squadrista» il barista non l’aveva avuto, ma aveva ottenuto «la
licenza di quel bar, forse a uso del piccolo spionaggio locale», p. 14.
n.43 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Agosto 2018
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)