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                 davano quindi delle ricette per la preparazione di alcuni composti e si
                                                                             21
                 concludeva con vari consigli su come intervenire sui bubboni . In un
                 bando del 14 giugno si parla finalmente di «contagio della presente
                 infermità» e si afferma che si ‘attaccava’ perché gli infetti andavano
                 «camminando per la città e praticando in diverse Chiese e luoghi pub-
                 blici»; si ordina quindi che non uscissero dalle loro dimore «sotto pena
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                 di morte» .


                 Gatta a Sala

                    Al principio del suo trattato Gatta accenna appunto alla voce sulle
                 ‘polveri’. Si trovava già a Sala nel palazzotto di famiglia quando, da
                 alcuni fuggitivi provenienti da Napoli, con la peste, giunsero le notizie
                 di quel che stava accadendo. Seppe così che si diceva che alcuni ave-
                 vano sparso delle polveri nelle fonti battesimali e ne parlò con Beatrice
                 Caracciolo, duchessa di Martina, contessa di Buccino e di Castelluccio,
                 «eruditissima di varie scienze».
                    Nella dedica (datata aprile 1657), Gatta la loda per la sapienza, che
                 dice superiore a quella della famosa filosofa Ipparchia, e aggiunge che
                 era al corrente dei «collegi» che si tenevano in città sulla Natura della
                 peste, «per la mano e autorità, che fra sue pari tiene in detta Città,
                 ancor che lontana si retrovasse in detta occasione». Alcune notizie su
                 Beatrice Caracciolo possono aiutarci a comprendere meglio a cosa allu-
                 desse Geronimo: la donna era infatti immersa in una rete di rapporti
                 che conducevano ai più audaci e determinati indagatori in ambito
                 scientifico, allora a Napoli. Era figlia di Francesco II duca di Airola, e
                 di Isabella de Guevara e moglie di Francesco I Caracciolo dei duchi di
                 Martina (morto nel 1655) . Quest’ultimo era cugino di Andrea Concu-
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                 blet, il marchese che avrebbe ospitato l’Accademia degli Investiganti, il
                 cui nucleo originario già esisteva intorno al 1650. Il fratello di Felicia
                 Caracciolo (madre di Andrea Concublet) era infatti Ferdinando Giam-
                                                                 24
                 battista, padre di Francesco, il marito di Beatrice .


                    21  Come non manca di notare un suo allievo, Carlo Morexano: Il torchio delle osser-
                 vationi della peste di Napoli nell’anno M.DC.LVI, Sebastiano di Alecci, Napoli, 1659, p.
                 20; A. Musi, Il dolore e ‘il medico al rovescio’, «L’Acropoli», XVII, 2 (2016), p. 44 sgg.
                    22  S. De Renzi, Napoli nell’anno 1656: ovvero, documenti sulla pestilenza che desolò
                 Napoli nell’anno 1656 cit., pp. 156 sgg.
                    23  Beatrice Caracciolo era nata ad Airola nel 1615: cfr. E. Papagna, Sogni e bisogni di
                 una famiglia aristocratica: i Caracciolo di Martina in età moderna, FrancoAngeli, Milano,
                 2002, pp. 202 sgg.
                    24  Cfr. A. De Ferrari, Concublet Andrea, in Dizionario biografico degli Italiani, 27 (1982);
                 E. Papagna, Sogni e bisogni di una famiglia aristocratica: i Caracciolo di Martina in età
                 moderna cit.; Ead., Strategie familiari e ruoli femminili: le donne della famiglia Caracciolo


                 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Dicembre 2018     n.44
                 ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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