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L’aria innocente. Geronimo Gatta e le sue fonti 603
benché in essi sia evidente come il ‘paradigma corpuscolaristico’ si
fosse intanto fatto strada. Nella trattatistica relativa alla peste a
Roma nel 1656, si riscontra senz’altro un impegno notevole nella
descrizione del male (dalle cause agli effetti, come è stato sottoli-
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neato ). L’eziologia è tuttavia incerta. Come ha osservato Maria Con-
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forti, della peste si continuano a dare molte spiegazioni . Giuseppe
Balestra, ad esempio, la riconduce all’«aere venenato», «il quale per
la respirazione attraendosi la peste si prende» ma anche alla «penuria
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de’ viveri» ; padre Cirino la attribuisce ad aria inquinata «da fiati
putridi, da sordidezze», a cibi corrotti, rifiuti, acque putride, vapori
della terra, ecc. ; il cardinale Girolamo Gastaldo parla di esalazioni
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che provengono da stagni o aria corrotta, senza escludere influssi
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maligni da Saturno o da Marte, eclissi, comete, demoni . Secondo
Athanasius Kircher, la peste si contraeva inalando l’alito di un appe-
stato «aut ejusdem intemperie & acrasia» (causata da stagni, cadaveri
insepolti, terremoti e altri accidenti, come la macerazione della
canapa e lino nell’acqua). Kircher era inoltre sicuro che i corpuscoli
portatori della peste nascessero dalla materia corrotta: «Omne putri-
dum ex se & sua natura vermes generat» . Lo «smicroscopio» faceva
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vedere questi microrganismi che si formavano negli insetti e animali
morti e vivi (succhiandone il sangue) 100 . Gregorio Roscio a sua volta
afferma che attraverso il microscopio si erano viste «turbas exilium
94 Cfr. S. De Renzi e M. Conforti, Sapere anatomico negli ospedali romani. Formazione
dei chirurghi e pratiche sperimentali (1620-1720), in Rome et la science moderne entre
Renaissance et Lumières, études réunies par A. Romano, Publications de l’École Fran-
çaise de Rome, Roma, 2009, pp. 433-472.
95 M. Conforti, Peste a stampa. Trattati, relazioni e cronache a Roma nel 1656 cit., p. 137.
96 G. Balestra, Gli accidentipiù gravi del mal Contagioso osservati nel lazzaretto al -
l’isola, con la specialità de’ medicamenti profittevoli, e sperimentati per lo spazio di sette
mesi, Francesco Moneta, Roma, 1657, p. 6.
97 D.A. Cirino, Historia delle cause, et effetti della peste,Genova, B. Guasco, 1656, p.
130 (per quanto Cirino sia convinto dei corpuscoli-atomi come portatori di peste).
98 La «putredo» era tuttavia contagiosa: cfr. H. Gastaldi, Tractatus de avertenda et
profliganda peste Politico-legalis, Bologna, Ex Camerali Typographia Manolessiana, 1684;
il testo non è comunque tra i meno innovativi, per la sua visione corpuscolarista; cfr.
M.P. Donato, La peste dopo la peste. Economia di un discorso romano (1656-1720), in I.
Fosi (a cura di), La città assediata. La peste a Roma (1656-1657) cit., p. 164.
99 Si riteneva, ha osservato Elena Brambilla, che i vermi venissero dalla materia e
non «da (invisibili) larve depositate nello sterco»: Ead., Dagli antidoti contro la peste alle
Farmacopee per i poveri: farmacia, alchimia e chimica a Milano, 1600-1800, in M.L. Betri
e D. Bigazzi, Ricerche di storia in onore di Franco Della Peruta, vol. II, Economia e società,
FrancoAngeli, Milano, 1996, p. 303-352: p. 319.
100 Sulla generazione spontanea più tardi Francesco Redi avrebbe finalmente chiarito
che niente nasce ex putri: cfr. G. Cosmacini, Storia della medicina e della sanità in Italia,
Laterza, Roma-Bari, 1998, p. 164.
n.44 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Dicembre 2018
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)