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L’aria innocente. Geronimo Gatta e le sue fonti 607
d’uva marcio ‘corrompeva’ l’acino cui si appoggiava 117 ; nel secondo, il
‘fomite’ si attaccava ad oggetti inanimati 118 ; nel terzo, il morbo si tra-
smetteva ‘a distanza’ mediante ‘semi’ 119 . Sulla base sia di un aforisma
di Santorio sia della propria esperienza, Gatta nega che la peste si
potesse contrarre con il semplice contatto. Santorio aveva osservato:
Peste non tactu, sed inspiratu aeris Pestiferi, vel halite suppellectilium
inficimur 120 e Gatta precisa che la peste non si contraeva con il contatto,
a meno che la pelle dell’appestato non fosse stata ferita 121 . Il medico
Gatta illustra questo punto di vista, anch’esso raro 122 , ricordando scene
di cui aveva saputo o cui aveva assistito. A Sala, un caso aveva fatto
particolarmente scalpore: una bambina di circa tre anni aveva dormito
per varie notti vicino a sua madre, ormai morta, credendo che dor-
misse, senza contrarre il morbo. Lo stesso Gatta era stato a contatto
con sua moglie e i suoi figli (ammalatisi di peste) senza contagiarsi 123 .
D’altra parte, come suggeriva Santorio in un altro aforisma, i becca-
morti non si infettavano tutti, anche se toccavano continuamente cada-
veri di appestati (Non omnes, sed tertia hominum pars circuite peste
moriuntur. Patet esperimento Vespilionum 124 ). Ciò che contava era par-
lare con gli ammalati «contro il vento, con odor di buono aceto forte, o
teriacale alle narici […]».
Nel descrivere la dinamica della malattia, Gatta corregge anche
un’altra importante tesi: secondo cui un male attecchiva nel soggetto
che avesse una certa ‘disposizione nel patire’, ovvero, uno squilibrio
tra gli umori, che si determinava conducendo una vita dedita ad
eccessi e vizi. Non a caso, come ha affermato Vivian Nutton, per Galeno
era auspicabile che il medico fosse sempre presente nella vita del suo
paziente, aiutandolo a non assumere cattive abitudini 125 . Nella scia di
Galeno, in De sympathia et antipathia rerum (edito insieme col De con-
117 Gatta, Di una gravissima peste,p. 49. L’esempio si rinveniva nel De contagione di
Fracastoro: Id., Il contagio, le malattie contagiose e la loro cura, Olschki, Firenze, 1950,
p. 25.
118 Quali indumenti e legno: V. Nutton, The Reception of Fracastoro’s Theory of Con-
tagion. The Seed That Fell among Thorns?, «Osiris», 6 (1990), 6, pp. 196-234: p. 200.
119 Gatta, Di una gravissima peste, p. 34.
120 Ivi, p. 40.
121 Ivi, p. 42.
122 Credono che il contatto porti al contagio M.A. Alaymo, Consigli politico-medici cit.,
p. 77, ma anche p. 102; A. Cirino, Historia delle cause, et effetti della peste cit., pp. 20
sgg; Gr. Roscio, De postrema pestilentia Urbis Romae cit., pp. 164 sgg.
123 Gatta, Di una gravissima peste, p. 43.
124 Ivi, p. 44 e p. 110.
125 V. Nutton, The seeds of disease: an explanation of contagion and infection from the
Greeks to the Renaissance, «Medical History», 27 (1983), pp. 1-34: p. 16.
n.44 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Dicembre 2018
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)