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tagione 126 ), Fracastoro aveva affermato che un male contagioso attec-
chiva quando trovava un pabulum «di umori, spiriti e qualità idoneo al
suo attecchimento» 127 . Questo genere di convinzioni per Gatta non aveva
fondamento, poiché la peste aveva aggredito «amici, e nemici, e simili,
e dissimili di temperamento e di età», mentre si erano salvati i bambini,
pur succhiando il latte delle madri, ammalate di peste. L’esclusione
della causa ‘miasmatica’ e la caduta dell’ultima illusione, che la peste
colpisse alcuni individui più di altri, facevano apparire l’isolamento
l’unico possibile modo per sfuggire ai corpuscoli pestiferi 128 .
I rimedi
Gatta fa suoi anche i pochi suggerimenti di Santorio che riguarda-
vano la terapeutica; sulla base di un altro suo aforisma 129 , traccia una
differenza tra «buboni» e «papule» (petecchie): i bubboni erano grumi
di umori che non si erano ‘cotti’ (la «cozione» era quel fenomeno che,
secondo Ippocrate, faceva perdere agli umori asprezza e acidità, nocive
per il corpo 130 ). Se si formavano dei bubboni, voleva dire che il corpo
stava reagendo, relegando gli umori ‘crudi’ nelle parti periferiche. Il
medico poteva perciò aiutare la Natura ad espellere del tutto la
sostanza nociva. Diverso era il caso delle petecchie: la ragione per cui
si formavano era che il ‘grumo’ era molto «e le facoltà non valide» 131 .
Gatta invita quindi ad applicare degli impiastri capaci di attrarre gli
umori all’esterno 132 o ad aprire e pulire i bubboni, cercando di evitare
126 H. Fracastorii De sympathia et antipathia rerum liber unus. De contagione et con-
tagiosis morbis et curatione libri tres, apud Haeredes Luca e Antonii Iuntae Florentini,
Venetiis, 1546.
127 C. Pennuto, La natura dei contagi in Fracastoro in A. Pastore, E. Peruzzi (a cura
di), Girolamo Fracastoro fra Medicina, Filosofia e Scienze della natura. Atti del convegno
internazionale di studi in occasione del 450° anniversario della morte Verona-Padova 9-
11 ottobre 2003, Olschki, Firenze, 2006, pp. 57-71: p. 66; ma anche Ead., Simpatia, fan-
tasia e contagio: il pensiero medico e il pensiero filosofico di Girolamo Fracastoro, Edizioni
di Storia e Letteratura, Roma, 2008, p. 450.
128 La scienza e il buon senso inducevano entrambi a fuggire, come già sottolineato
da C.M. Cipolla, in Cristofano e la peste, Bologna, il Mulino, 1996. Gatta lo ribadisce a
più riprese citando alcuni aforismi di Santorio, come Qui aliud remedium pro vitanda
peste instituunt, quam fugam, vel sunt homines ignorantes, vel volunt aeruscare (af. 138)
e Modus frenandi peste duplex: ut sani separentur, et infecti se pandant (af. 134); Gatta,
Di una gravissima peste, p. 56, p. 100 e p. 106.
129 Si tratta dell’aforisma n. 128, cui seguono, sui bubboni, gli aforismi 132-133: G.
Ruozzi (a cura di), Scrittori di aforismi cit., p. 623.
130 M. Vegetti, Introduzione alle Opere di Ippocrate, UTET, Torino, 1965, pp. 9-63.
131 G. Gatta, Di una gravissima peste, p. 69.
132 Ivi, p. 177.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Dicembre 2018 n.44
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)