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610 Silvana D’Alessio
erano riusciti a trovare vari corrispettivi, per quel che riguardava gli
effetti) 142 . Nel suo esplicito apprezzamento nei confronti della medicina
ermetica, Gatta si distanzia da Santorio, mentre appare risentire del-
l’influenza degli ambienti napoletani in cui da anni si praticavano espe-
rimenti, nonostante l’avversione dei galenisti e delle autorità
politiche 143 .
In coerenza con le sue convinzioni sull’origine della peste e confor-
tato da un altro aforisma di Santorio, Gatta infine suggerisce di non
effettuare lo spurgo durante la peste, poiché i ladri, sottraendo al fuoco
vari oggetti e suppellettili, avrebbero potuto diffondere ulteriormente il
‘fomite’ 144 . Così come si effettuava, lo spurgo era solo un inutile spreco
di tempo e denaro, voluto da «medicastri», che non erano stati bravi a
vincere la «guerra» e facevano delle «bravure», allora che era finita. Era
invece sempre utile esporre all’aria suppellettili e oggetti dell’appestato
e aprire la sua dimora perché vi entrasse il vento, che avrebbe spazzato
via ogni eventuale residuo di ‘fomite’.
Conclusioni
Proviamo ora a rispondere alla domanda perché Gatta citi così di fre-
quente gli aforismi di Santorio. È fin troppo scontato affermare che in
essi vedeva i princípi che a suo avviso erano deducibili dal modo in cui
si era sviluppata l’epidemia a Napoli e nel regno. Vi è però anche altro:
anzitutto, Santorio poteva essere considerato un medico innovativo (che
il coraggio di criticare gli antichi non gli mancasse attesta la sua Metho-
dus vitandorum errorum 145 ), ma non ‘di rottura’ rispetto alla tradizione.
142 Gatta cita in una prospettiva sincretica paracelsiani e galenisti: Di una gravissima
peste cit., p. 144; la battaglia in favore dei rimedi chimici non era vinta se Giuseppe Don-
zelli nel suo Teatro farmaceutico, dogmatico, e spagirico, G.F. Paci, G. Fasulo, e M.
Monaco, Napoli, 1675, si scaglierà contro i Dogmatici, «nemici aperti della Chimica», che
hanno «maledetto tutta l’Arte Hermetica […]» (p. 14).
143 Cfr. A. Perfetti, L’alchimia a Napoli tra Cinquecento e Seicento: Leonardo Fioravanti
e Giovan Battista della Porta in M. Bosse, A. Stoll (a cura di), Napoli viceregno spagnolo.
Una capitale della cultura alle origini dell’Europa moderna (secc. XVI-XVII), t. I, Vivarium,
Napoli, 2001, pp. 311- 328; M. Marra, Il Pulcinella chimico cit.. Negli anni precedenti,
l’insegnamento (privato) della chimica era stato proibito: cfr. M. Torrini, L’Accademia
degli Investiganti cit., p. 849. Gatta davvero sembra godere della breve «tregua» che dopo
la peste cominciò tra novatori e tradizionalisti, di cui ha parlato Torrini, in Tommaso
Cornelio e la ricostruzione della scienza cit., p. 153.
144 Gatta, Di una gravissima peste, p. 228.
145 Si veda ad esempio S. Sanctorii, Methodi vitandorum errorum […] De inventione
remediorum liber, Apud Petrum Aubertum, Genevae, MDCXXX, p. 199, in cui prende
esplicitamente le distanze da Galeno.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Dicembre 2018 n.44
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)