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                    A Sondrio la convivenza interconfessionale venne regolamentata sin
                 nei minimi aspetti in base agli editti di tolleranza di Llenz: ad esempio,
                 se si trovava un defunto di cui non si conosceva la confessione, occor-
                 reva un processo e una sentenza del governatore per seppellirlo «more
                 chatolico» o «more evangelico». Inoltre, i riformati potevano utilizzare la
                 chiesa cattolica dei Santi Nabore e Felice e rimasero di uso comune le
                 campane, il cimitero o, per le famiglie che già ne disponessero, le tombe
                 all’interno della collegiata. In Valmalenco, a Chiesa come a Lanzada,
                 era condivisa l’unica chiesa esistente con accordi scritti che ne defini-
                 vano l’utilizzo; a Mossini, dove, eccetto quattro fuochi, tutti gli abitanti
                 erano passati alla riforma venne edificato un nuovo luogo di culto pro-
                 testante. La difficoltà di gestire questa convivenza interconfessionale
                 tra le due comunità religiose portò a costruire a Sondrio una seconda
                 chiesa e un altro cimitero a uso esclusivo dei riformati. Ciò avvenne a
                 Lanzada nel 1578 e tutte le famiglie, cattoliche o protestanti che fossero,
                 si suddivisero l’onere della costruzione, mentre a Valmalenco i costi
                 della nuova Chiesa riformata ricaddero soltanto sui cattolici per «liberar
                                                                       25
                 [...] la chiesa di nostra quadra [...] dalli avversari nostri» .
                    L’arciprete di Sondrio considerava gli accordi di Ilanz un sopruso
                 inaccettabile: egli contestava le norme per cui i canonici della collegiata
                 erano stati «astretti» a versare un contributo annuo «al ministro lute-
                 rano quale sta in questa terra di Sondrio» e addirittura l’intera rendita
                 di uno dei quattro canonicati doveva garantire «la mercede [...] del pre-
                 dicante» della frazione di Mossini . Nel 1608 una lettera dei cattolici
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                 di Sondrio agli agenti del Consiglio di Valle faceva notare che «da qual-
                 che tempo in qua vedono tentarsi molte novità contro la santa religione
                 cattolica romana et i professori d’essa» e se un cattolico passava tra i
                 protestanti non era «permesso alli pastori cattolici di fargli liberamente
                 la dovuta corretione» . Inoltre, Rusca ottenne, grazie al rigore della sua
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                 azione, che il capitolo canonicale di Sondrio non fosse più obbligato a
                 pagare l’annuale corresponsione di trenta zecchini per il mantenimento
                 del ministro protestante. Infine, per rafforzare l’intervento ecclesiastico,
                 favorì l’introduzione nei Grigioni dei cappuccini.
                    Nella sua visita pastorale del 1614 il vescovo Archinto sottolineò con
                 qualche preoccupazione le novità emergenti a causa dell’attività di




                    25  Cfr. S. Masa, Fra curati cattolici e ministri riformati. Nicolò Rusca e il rinnovamento
                 tridentino in Valmalenco, Fondazione credito valtellinese, Sondrio, 2011, pp. 279-280
                 (richiesta al vescovo di Como di utilizzare i proventi delle elemosine per costruire la
                 Chiesa evangelica, 24 aprile 1609).
                    26  Lettera di Rusca e degli agenti della Chiesa cattolica di Sondrio a Federico Borro-
                 meo, Sondrio, 23 gennaio 1593, in S. Xeres, Dà la vita il Buon pastore (Gv, 10,11). Bio-
                 grafia di Nicolò Rusca (1563-1618) cit., p. 154.
                    27  Riportato Ivi, p. 82.


                 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Dicembre 2018     n.44
                 ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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