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La vita dell’arciprete di Sondrio Nicolò Rusca (1563-1618) e la storia del suo culto di santità 467
Rusca, quando scriveva nella sua relazione a Roma che «c’era stato un
gran mutamento nei cattolici delle terre suddette e [a Sondrio] si erano
dichiarati inimicissimi dei riformati e che i loro sacerdoti avevano loro
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proibito di partecipare al culto dei riformati» .
La reazione delle autorità di governo dei Grigioni, che vedevano
messe in discussione dalla giurisdizione ecclesiastica delle norme civili,
scattò inevitabile come una tagliola: tra il 1608 e il 1609 Rusca subì
ben due processi, da cui uscì assolto, che lo accusavano di avere vio-
lato le leggi dello Stato e di turbamento della quiete pubblica.
Il primo processo si celebrò perché l’arciprete di Sondrio aveva rim-
proverato, contravvenendo così a quanto stabilito dall’editto di Ilanz, un
giovane cattolico che si era lasciato indurre «ad andare alla predica cal-
viniana» dal momento che si era legato alla famiglia del conte bresciano
Ulisse Martinengo, passato alla Riforma e gestore delle miniere di metallo
e di una fabbrica di archibugi nella zona. I cattolici di Sondrio manife-
starono al Consiglio di Valle le loro perplessità per un provvedimento che
appariva loro troppo severo. L’intervento ebbe successo giacché Rusca
venne scarcerato dopo il pagamento di una cauzione di 4 mila scudi come
lui stesso raccontò a Federico Borromeo in una lettera dell’aprile 1608 .
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Il secondo processo si tenne perché, a distanza di quasi quindici
anni dai fatti, Rusca venne accusato di complicità nel fallito attentato
del 1594 contro il già ricordato ministro protestante Scipione Calan-
drini. L’autore materiale del delitto accusò Rusca di avere favorito la
cattura del pastore calvinista per sottoporlo al giudizio dell’Inquisizione
romana, ma l’arciprete si sottrasse ai magistrati rendendosi contu-
mace. L’individuazione di altri comportamenti sovversivi, in particolare
quello di avere sobillato i soldati dei Grigioni a passare col nemico, inte-
grò la già di per sé grave accusa. Anche questa volta il tribunale di
Coira assolse con formula piena Rusca, che era stato difeso con un
pubblico sindacato dalla comunità cattolica di Sondrio, ma lo obbligò
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a pagare 350 scudi per le spese del processo e 350 per la contumacia .
Naturalmente, l’evoluzione del quadro politico generale condizionò
queste azioni dei magistrati laici contro Rusca sul terreno religioso per-
28 Cito da D. Sesti, Una gloria ticinese. Il ven. Nicolò Rusca da Bandano. Parroco di
Sessa Montegio indi arciprete di Sondrio ucciso per la fede il 4 settembre 1618. Cenni bio-
grafici cit. pp. 40-41.
29 Lettera di Rusca a Federico Borromeo, Sondrio, 30 aprile 1608, in S. Xeres, Dà la
vita il Buon pastore (Gv, 10,11). Biografia di Nicolò Rusca (1563-1618) cit., pp. 184-185.
Su Martinengo si veda A. Olivieri, Ulisse Martinengo, Brescia e la “religione helvetica”
(1572-74), in R. A. Lorenzi (a cura di), Riformatori bresciani del 500. Indagini, Brescia,
Biblioteca Queriniana-Grafo, Brescia, 2006, pp. 169-187.
30 G.B. Baiacca, Nicolai Ruscae S. T. D. Sundrii in Valle Tellina archipresbyteri anno
MDCXVIII Tuscianae in Rhaetia ab haereticis necati vita et mors, Como, 1621, pp. 10-11.
n.44 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Dicembre 2018
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)