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Gotor (saggi)_2  14/12/18  09:30  Pagina 471






                   La vita dell’arciprete di Sondrio Nicolò Rusca (1563-1618) e la storia del suo culto di santità 471


                   nel luglio 1618, fu processato nel corso del mese successivo con l’ac-
                   cusa di avere tramato contro la sicurezza dello Stato essendosi «teme-
                   rariamente opposto al più delli Comuni et Consigli delle Tre Leghe in
                   circa la scola a Sondrio», sia intrattenendo in quanto «papista» rapporti
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                   con la Spagna . L’arresto di Rusca suscitò una ribellione tra i cattolici
                   di Sondrio che il governatore dei Grigioni riuscì a sedare soltanto con
                   l’uso della forza pubblica. A nulla valsero gli interventi del Consiglio
                   dei nobili cattolici della città che nominarono degli avvocati difensori e
                   inviarono dei propri rappresentanti in difesa di Rusca, i quali avanza-
                   rono il dubbio che non si fosse trattato di un arresto legale, bensì di
                   un rapimento. Neppure il successivo intervento dei Cantoni cattolici –
                   interessati al caso dal nunzio apostolico presso i cantoni cattolici sviz-
                   zeri Ludovico Sarego – e della città di Lugano, che spedì due propri rap-
                   presentanti,  riuscì  a  ricomporre  la  situazione  come  in  passato.  I
                   magistrati, secondo le norme della giustizia civile allora in vigore, il 4
                   settembre 1618 torturarono Rusca con la corda, ma l’imputato morì
                   durante il supplizio perché cadde al suolo a causa di un’accidentale
                   rottura della carrucola.
                      La notizia generò un grande clamore e il 14 settembre 1618 il capi-
                   tano della milizia di Sondrio dovette consegnare al governatore le armi
                   e le munizioni di guerra in dotazione al suo reparto per evitare maggiori
                   disordini. Il 6 ottobre 1618 il governatore di Milano, il duca di Feria
                   Gomez Suarez de Figueroa y Córdoba, segnalò il caso della prigionia e
                   della morte di Rusca direttamente al re di Spagna Filippo III . La morte
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                   di Rusca suscitò un notevole imbarazzo tra i giudici che imposero il
                   silenzio ai testimoni e imprigionarono chi lo aveva interrogato e fatto
                   morire sotto i suoi occhi. Alla dieta di Coira si stabilì che il tribunale
                   che aveva emesso «tante crudele sententia contra alcuni innocenti»
                   avrebbe dovuto annullare i suoi atti . Tali tardive decisioni riparatrici
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                   sembrano confermare l’idea che si fosse trattata di una giustizia emer-
                   genziale di tipo politico promossa da un fronte estremista sorto in seno
                   al mondo riformato retico, legato agli ambienti veneziani rimasti spiaz-
                   zati dalla svolta moderata, in ambito politico-diplomatico, che aveva
                   indotto le Tre Leghe a stringere un accordo con la Spagna. D’altra parte
                   sappiamo che il capo del partito veneziano Ercole Salis difese l’attività






                      38  Per il processo e la morte di Rusca si segue il racconto coevo fatto dal suo succes-
                   sore G.A. Paravicini, La pieve di Sondrio, a cura di T. Salice, Società storica Valtellinese,
                   Sondrio, 1969, pp. 256-264.
                      39  Ags, Estado leg. 1921, nr. 107.
                      40  Relazione inviata da Coira, 9 giugno 1619, in Asvat, Segreteria di Stato, Svizzera,
                   vol. 10c, f. 294v.


                   n.44                         Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Dicembre 2018
                                                           ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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