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di questo tribunale in una lettera al segretario della Repubblica di
Venezia, residente nei Grigioni, Moderante Scaramelli, ricordando che
aveva condannato anche dei protestanti e aveva difeso un punto di
vista inedito, ossia quello di una giustizia non confessionale, «per pura
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et mera materia di Stato» .
Dopo la diffusione della tragica notizia, si misero subito in moto i
consueti meccanismi di fabbricazione della santità riguardanti la dif-
fusione della fama, la gestione del corpo come reliquia e la scrittura
dell’agiografia. Delle prime manifestazioni di devozione nei confronti di
Rusca corse notizia a Roma grazie a una lettera del nunzio presso i
cantoni cattolici svizzeri, in cui si poneva l’accento su come fosse subito
nato uno spontaneo moto di partecipazione popolare di quanti «desi-
derano pubblicamente et apertamente il suo arciprete come se fosse
morto il padre, il pastore e protettore» e lo ricordano come «buono et
sant’huomo», vittima di false accuse che lo avevano reso un «vero mar-
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tire per la fede» .
Si diffusero anche le testimonianze dei contemporanei che raggiun-
sero Milano come quella dello storiografo monzese Bartolomeo Zucchi,
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che celebrava Rusca come «marthire di Cristo» . Già nel luglio 1619 i
monaci benedettini dell’abbazia di Pfäfers, vicino Coira, trafugarono la
salma, seppellita dai calvinisti ai piedi della forca a sommo dispregio,
per darle onorata sepoltura e per amministrarne le reliquie.
Anche l’agiografia fece la sua parte: l’erudito Giovanni Battista
Baiacca, collaboratore del nunzio apostolico nei cantoni cattolici sviz-
zeri Lodovico Sarego e autore nel 1625 anche di una biografia dello
scrittore Giambattista Marino dedicata al cardinale Desiderio Scaglia,
di cui sarebbe divenuto segretario, diede alle stampe nel 1621 una vita
dell’aspirante santo, ricca di eventi prodigiosi, secondo i soliti moduli
agiografici: dopo la morte di Rusca sarebbero apparsi tre lumi dietro
un colle, morì annegato il figlio di un ministro suo accusatore e, nella
stessa ora in cui egli subiva il martirio si staccò nella vicina città di
41 Lettera a Moderante Scaramelli, 19 ottobre 1618, in Asv, Senato, Dispacci, Svizzera,
Grisoni, filza 13, f. 131r. Su Scaramelli cfr. S. Massara, L’insurrezione valtellinese del
1620 nei dispacci del segretario veneto Moderante Scaramelli, «Bollettino della società
storica valtellinese», n. 14 (1960), pp. 31-115.
42 Lettera di Lodovico Sarego a Scipione Borghese Caffarelli, Lugano, 6 ottobre 1618,
citata da D. Sesti, Una gloria ticinese. Il ven. Nicolò Rusca da Bandano. Parroco di Sessa
Montegio indi arciprete di Sondrio ucciso per la fede il 4 settembre 1618. Cenni biografici
cit., pp. 84-85.
43 In una lettera dell’8-9 settembre 1618, in cui Zucchi descriveva le ultime ore di
Rusca riportata da D. Sesti, Una gloria ticinese. Il ven. Nicolò Rusca da Bandano. Parroco
di Sessa Montegio indi arciprete di Sondrio ucciso per la fede il 4 settembre 1618. Cenni
biografici cit., pp. 95-96.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Dicembre 2018 n.44
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)