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esclusivamente di ambito valdese, che si sono dedicati allo studio di
questa minoranza nel secolo XVII e all’analisi documentata della vita e
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delle gesta del celebre ribelle delle Valli .
La formulazione di un’ipotesi plausibile sull’autore de Le Grand
Barbe e i propositi che nutriva costituisce soltanto il primo degli obbiet-
tivi di questo saggio. Essa è occasione per tentare di comprendere i mec-
canismi che portarono all’affermazione di una figura carismatica come
quella di Gianavello, nella quale, malgrado la traumaticità di talune
scelte, la sua comunità di origine tuttora riconosce il modello dei propri
più radicati valori. Tale indagine, dunque, ambisce a costruire un per-
corso di riflessione intorno all’assetto politico-religioso che i valdesi si
erano dati, nel tentativo di valutare quanto questo microcosmo alpino,
malgrado le ovvie specificità, nel secolo XVII fosse partecipe delle dina-
miche che percorrevano il mondo riformato. La congettura di partenza
è che all’interno di una realtà minuscola, molto coesa non solo sotto il
profilo religioso ma anche economico e sociale, l’evoluzione del calvini-
smo internazionale possa apparire più concitata e che, osservate dalla
prospettiva del villaggio o della valle, le tendenze che vi emergono e agi-
scono siano esasperate e tangibili, pertanto più evidentemente verifica-
bili. Consapevolmente, dunque, si è optato per il ricorso a un metodo
investigativo, nell’auspicio che le evidenze raccolte nell’analisi minuta
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possano servire per la decifrazione di realtà più generali e sfuggenti .
4 La storiografia valdese può vantare una lunga e ricca tradizione di rigore scientifico,
per un’acuta riflessione sui suoi sviluppi si veda G.P. Romagnani, Verso una nuova storia
dei valdesi? Questioni di storiografia a mo’ di introduzione, in P. Cozzo, F. De Pieri, A. Mer-
lotti (a cura di), Valdesi e protestanti a Torino (XVIII-XX secolo). Convegno per i 150 anni
del Tempio valdese (1853-2003) (Torino, 12-13 dicembre 2003), Silvio Zamorani Editore,
Torino, 2005, pp. 13-38. Durante l’ultimo secolo e mezzo, diversi sono stati gli studiosi
che si son dedicati a Gianavello, nondimeno, l’analisi del libello è stata trascurata da
quasi tutti i suoi biografi. Soltanto di recente, nel contesto di una più complessa rilettura
della storia valdese del ‘600, Martino Laurenti lo ha proficuamente utilizzato nel tentativo
di delineare con maggior dettaglio le tensioni politiche, religiose e sociali che percorrevano
le Valli all’indomani delle Pasque Piemontesi. Cfr. M. Laurenti, I confini della comunità.
conflitto europeo e guerra religiosa nelle comunità valdesi del Seicento, Claudiana, Torino,
2015, pp. 343-373; Id, Giosuè Gianavello e la «guerra dei banditi» nel Piemonte del Seicento,
in L. Giarelli (a cura di), Banditi e fuorilegge nelle Alpi tra Medioevo e primo Ottocento,
I.S.T.A., Tricase, pp. 247-288, in particolare pp. 271-283. Un’edizione del testo de Le Gran
Barbe, introdotta dall’autore di questo saggio e curata da S. Peyronel, apparirà nel
numero 4 del dicembre 2018 della rivista «Riforma e Movimenti religiosi».
5 L’ovvio riferimento va all’ormai classico lavoro di C. Ginzburg, Spie. Radici di un para-
digma indiziario, in Id, Miti, emblemi e spie. Morfologia e storia, Einaudi, Torino, 1986, pp.
158-209. Per una più recente discussione sulla relazione tra analisi microstorica e gene-
ralizzazione, si vedano le stimolanti riflessioni di B, Kaplan, Cunegonde’s Kidnapping. A
Story of Religious Conflict in the Age of Enlightenment, Yale University Press, New Haven
& London, 2014, in particolare pp. 232-236; M. Peltonen, Clues, Margins and Monads.
The Micro-Macro Link in Historical Research, «History and Theory», 40, 2001, pp. 347-359.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Dicembre 2018 n.44
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)