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L’eroe bandito. Ribellione, infamia e religione nelle Alpi Valdesi del ’600 481
1. Il canone eroico
Il nome di Giosmassacriuè Gianavello è indissolubilmente legato alle
gesta di coraggio compiute durante uno dei momenti più oscuri della
storia valdese, i massacri poi detti delle Pasque Piemontesi. Tra il 25
aprile e il 6 maggio del 1655, un raccogliticcio contingente sabaudo
agli ordini del marchese di Pianezza, uomo di fiducia della reggente
Cristina di Borbone, guidò l’esercito francese in una spedizione puni-
tiva ai danni dei valdesi. Incoraggiati dalle parole infiammate dei pre-
dicatori e affamati da una lunga marcia, alla prospettiva di un facile
bottino i soldati fecero irruzione nella val Luserna per poi allargarsi
alle altre valli, lasciando dietro di loro più di mille civili orrendamente
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trucidati, donne violate, villaggi distrutti e campi devastati .
Il pretesto era stato offerto dall’imposizione da un’ordinanza emessa
in gennaio, che reiterava l’obbligo per i valdesi di abbandonare le fertili
terre che avevano occupato in pianura per rifluire all’interno delle valli,
entro i limiti fissati dalla lontana pace di Cavour nel 1561. Questa fon-
damentale pace, cui Emanuele Filiberto si era dovuto rassegnare dopo
lo scacco subito in un’improbabile campagna invernale condotta dal
marchese della Trinità, aveva garantito la libertà religiosa dei riformati;
al contempo però aveva decretato anche il contenimento dei progressi
evangelici entro l’angusto limite delle Valli: un risultato ambiguo, dun-
que, che se pur aveva segnato il raggiungimento di un primo editto di
tolleranza concesso da un sovrano europeo nei confronti di una mino-
ranza riformata, era destinato a lungo a fissare i confini di una stretta
segregazione, all’interno, è stato detto, di un disagevole ghetto montano,
in cui le autorità cattoliche avevano sperato di costringerla a un lento
soffocamento per effetto dell’isolamento, dell’esiguità delle risorse eco-
nomiche, delle continue pressioni religiose, giudiziarie e militari .
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6 La bibliografia sulle Pasque Piemontesi è assai abbondante; per lo studio di questo
fondamentale evento della storia valdese risulta ancora imprescindibile l’ampia raccolta
di documenti edita da E. Balmas, G. Zardini Lana (a cura di), La vera Relazione di quanto
è accaduto nelle persecuzioni e i massacri dell’anno 1655. Le “Pasque Piemontesi” del
1655 nelle testimonianze dei protagonisti, Claudiana, Torino, 1987. Un lavoro di sintesi,
ma assai ricco e attento alle ricadute internazionali dei massacri nelle valli, è quello di
D. Tron, Le «Pasque Piemontesi» e l’internazionale protestante, Claudiana, Torino, 2005.
Di recente, una lettura complessiva del periodo è stata proposta da M. Laurenti, I confini
della comunità cit., in particolare pp. 175-218.
7 Sulla fallimentare campagna del marchese della Trinità e sulla mobilitazione val-
dese si vedano almeno S. Peyronel, «Morire piuttosto che obbedire a un principe così per-
fido»: Resistenza armata e valdesi nel Cinquecento, in Ead., P. Gajewski (a cura di), Con
o senza le armi. Controversistica religiosa e resistenza armata nell’età moderna, Clau-
diana, Torino, 2008, pp. 31-65; G. Civale, Da martiri a combattenti per la fede. La guerra
delle valli e le dinamiche della militanza riformata valdese (1555-1561), in Id. (a cura di),
n.44 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Dicembre 2018
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)