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484 Gianclaudio Civale
l’assunzione di un autonomo ruolo politico tra i contendenti. Né l’esi-
stenza di questo labile confine riuscì a spezzare le forti solidarietà esi-
stenti tra le comunità che sorgevano ai due lati della linea, cementate
dal riconoscimento di un comune passato apostolico e di una mede-
sima scelta confessionale.
La consapevolezza dei valdesi di far parte di una tradizione che si
riallacciava alla chiesa primitiva, un primato che vollero ribadire an-
che nelle loro confessioni di fede, aveva contribuito a generare la co-
scienza di costituire un’avanguardia del più generale movimento di
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Riforma cristiana . Il “patto d’unione”, saldato nell’agitata temperie
della prima ribellione antisabauda del 1561 e poi periodicamente ri-
badito, aveva sancito l’eterna alleanza «faite par tout le peuple Vaudois
demeurant aux vallées et montagnes de Piémont et Dauphiné»; aveva
dunque impegnato i contraenti a mantenere «la pure prédication de
l’Evangile», a soccorrersi vicendevolmente e a «rien transiger, ni ac-
corder sur le faict de la Religion, sans le consentement des autres
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vallées» . L’attivazione di questa confederazione politica di natura
confessionale, che si sovrapponeva ai confini degli stati nel comune
riconoscimento dell’appartenenza al «peuple vaudois», rivestì ecce-
zionale importanza nell’assicurare la sopravvivenza dei valdesi du-
rante i tanti scontri che li videro protagonisti tra ‘500 e ‘600. Come
nel 1655, essa si rivelò vitale soprattutto per i Piemontesi che, nei
momenti più gravi delle persecuzioni intentate dai Savoia, poterono
contare sul soccorso in denaro, approvvigionamenti e soprattutto ar-
mati da parte dei loro correligionari delfinenghi.
Grazie anche all’atteso rinforzo di combattenti francesi, Gianavello
riuscì quindi a condurre la campagna di rientro in cui, adottando tat-
tiche di schermaglia che annullavano lo svantaggio numerico, riuscì a
ottenere una serie di sorprendenti successi che obbligarono le truppe
di occupazione a ripiegare sulle posizioni di partenza.
Il reciproco sostegno politico, economico e militare tra gli abitanti
delle valli ai lati della frontiera, nella pratica, condannò al fallimento
ogni iniziativa repressiva che non potesse contare sull’attiva e perdu-
rante collaborazione tra i sovrani di Francia e Savoia. Tale condizione
aveva tra l’altro sancito la precoce internalizzazione del problema val-
dese rendendo di fatto qualsiasi operazione che si intendeva di “polizia
14 Sui molteplici aspetti religiosi ed economico-sociali che davano coesione alle Valli
valdesi, ancora valide sono le osservazioni di A. Armand Hugon, Popolo e chiesa alle Valli
dal 1532 al 1561, Bssv, 110, 1961, pp. 5-34; S. Peyronel, «Morire piuttosto che obbedire»
cit., pp. 46-65.
15 Cfr. G. Peyrot, Il Patto dell’unione del 1561, in E. Balmas (a cura di), I valdesi e
l’Europa, Claudiana, Torino, 1982, pp. 203-241.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Dicembre 2018 n.44
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)