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L’eroe bandito. Ribellione, infamia e religione nelle Alpi Valdesi del ’600 483
Ritiratosi in territorio francese, dove tra i superstiti si era ricostituita
una dirigenza, fu colpito per la prima volta da una taglia di 300 ducati
per il suo ruolo nella resistenza, della quale, in virtù della qualità pro-
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vate sul campo, ben presto assunse il comando . Per sottrarsi alla
stretta cui erano sottoposti, i valdesi, intanto, rinsaldarono i vincoli
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che li legavano al fronte internazionale riformato .
Era soprattutto all’interno del mondo francese che l’esperienza val-
dese aveva trovato una propria collocazione, tanto omogenea da appa-
rire per molteplici aspetti una mera articolazione al di qua delle alpi
del movimento riformato ugonotto. Del resto, la medesima offensiva
missionaria evangelica in Piemonte che un secolo prima aveva portato
alla “calvinizzazione” delle Valli deve essere inquadrata nell’analoga,
contemporanea, azione che si era sviluppata nei medesimi anni nel
regno vicino e che aveva portato, in un breve giro di anni, allo scoppio
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delle guerre di religione . Il rientro, sancito dal trattato di Cateau-
Cambresis, dei Savoia nei territori del ducato aveva rotto l’uniformità
politica della zona, separando, con l’imposizione di una frontiera che
si sarebbe spostata ben quattro volte tra il secolo XVI e XVII, alcune
zone della Val Perosa dal resto delle valli di pertinenza sabauda. L’in-
sistita esigenza dei re francesi di assicurarsi un corridoio sicuro tra i
passi alpini, nondimeno, si rivelò un elemento di sicuro vantaggio per
i valdesi, in quanto, insediati in un crocevia oggetto di disputa, favorì
quando, nell’ambito della guerra civile tra “principisti” e “madamisti”, le milizie organiz-
zate dal ministro Antoine Léger si mossero a valle per prevenire la conquista da parte
dei filospagnoli dell’importante roccaforte di Pinerolo. Cfr. F. Laurenti, Il «secolo di ferro»
valdese, in S. Tourn Boncoeur, E. Garofiglio (a cura di), La collezione di armi del Museo
valdese di Torre Pellice, Centro culturale valdese, Torre Pellice, pp. 34-35.
11 Il bando ducale emanato il 23 maggio 1655 stabiliva una taglia di ben 600 ducati
per i due capi della resistenza: il moderatore delle chiese delle Valli, Jean Léger, e altret-
tanti per il capitano Bartolomeo Jahier della località di Pramollo. Quest’ultimo, tuttavia,
venne ben presto ucciso in un’imboscata tesagli nei pressi di Osasco, il comando militare
poté così passare a Gianavello, che fino ad allora ne era stato luogotenente. Il bando con
la lista dei banditi è stato poi edito in Raccolta degli editti et altre provisioni de Duchi di
Savoia di tempo in tempo promulgate sopra gli occorrenti delle Valli di Lucerna, Perosa, e
S. Martino, terre annesse di S. Bartolomeo, Prarustino, e Roccapiata, e delle altre terre del
Marchesato di Saluzzo e del Piemonte, per Gio. Sinibaldo stampatore di S.A.R. e dell’Il-
lustrissima & Eccellentissima Camera, in Torino, 1678, pp. 97-98.
12 Sul ruolo svolto dalla Lettre des fidèles exilées nel muovere le sensibilità europee,
non solo riformate, a sostegno dei valdesi e sul viaggio nelle principali capitali di Jean
Léger, cfr. E. Balmas, Introduzione cit., pp. 83-122.
13 Sulla conversione dei valdesi alla Riforma, si veda almeno il classico E. Cameron,
The Reformation of the Heretics: the Waldenses of the Alps. 1480 –1580, Clarendon Press,
Oxford, 1984. Sull’invio da Ginevra, tra il 1555 e il 1560, di ministri ginevrini, cfr. D.
Tron, La creazione del corpo pastorale valdese e la Ginevra di Calvino, Bssv, 207, 2010,
pp. 77-161.
n.44 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Dicembre 2018
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)