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490 Gianclaudio Civale
guito dai Savoia, che l’avevano individuato come strumento finale per
spezzare le solidarietà e l’organizzazione dei valdesi e potere più facil-
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mente ricondurre all’obbedienza le singole comunità .
Erano pretese tanto pesanti da apparire provocatorie e non pote-
vano essere accolte dai rappresentanti delle Valli, provati dalle altre
umilianti condizioni che pure avevano dovuto accettare. Le proteste
degli stessi intermediari, assieme alle pressioni ricevute dalle altre
potenze che i valdesi erano riusciti a richiamare a loro sostegno, ave-
vano infine suggerito al duca di soprassedere sulla questione in attesa
della definizione di un arbitrato incaricato, appunto, a Luigi XIV. La
sua finale risoluzione arrivò soltanto nel gennaio 1667 e ridusse l’am-
montare delle indennità da versare alla più modesta cifra di 50000 lib-
bre invalidando, al contempo, quasi tutte le richieste avanzate dal
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duca . Questo risultato, favorevole per le comunità, già stremate eco-
nomicamente e bisognevoli esse stesse di soccorso, fu ottenuto per cal-
colo politico dei francesi, interessati a garantirsi alla propria frontiera
un vicino debole e scarsamente fortificato .
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Il lungo intervallo intercorso tra i pourparlers di Torino, conclusisi
a principio del 1664, e l’intervento francese furono vissuti da entrambe
le parti con inquietudine e tensione. I valdesi dovevano rassegnarsi ad
abbandonare il culto riformato nel villaggio di San Giovanni, il punto
del contendere che aveva giustificato l’insurrezione, e, sotto la sorve-
glianza degli ufficiali ducali, procedere alla ricostruzione delle case e
delle chiese cattoliche che vi erano state distrutte. Avevano giustificate
ragioni di temere che i piemontesi ne avrebbero approfittato per incre-
29 La pace non fu priva di risultati positivi per i valdesi. Fu, infatti, riconosciuta loro
la piena libertà di coscienza entro i limiti fissati dall’accordo di Cavour del 1561, il per-
messo di avere ministri stranieri, purché giurassero fedeltà al duca di Savoia, la restitu-
zione dei prigionieri e la riconferma delle Patenti di Grazia con l’amnistia per tutti gli
uomini delle Valli, ad eccezione di coloro che erano annoverati nel bando dell’aprile 1663,
tra i quali figuravano ovviamente il Léger, Gianavello e i suoi principali luogotenenti. Il
testo della Patente, rilasciata il 14 febbraio 1664, in Raccolta degl’editti cit., pp. 137-141.
Gli atti dei negoziati di pace furono editi dalla Camera ducale, assieme alla documenta-
zione apportata da ogni singolo attore. Cfr. Conferences faictes a Turin dans l’Hostel de
Ville en presence de Messieurs les Ambassadeurs Suisses entre les Ministres de S.A.R., &
les Deputez des Vallées de Luserne. A la fin de l’Annèe 1663, & au commencement de la
courante 1664, chez Iean Sinibalde, à Turin, 1664.
30 Pur riconoscendo il diritto a una rappresentanza delle Valli come corpo politico
unitario e riducendo la somma da pagare in ammenda, Luigi XIV confermò le facoltà del
duca di Savoia di «envoyer un de ses officiers dans toutes les Assemblées, Sinodes et
colloques des dicts habitans, pour luy rendre un fidel compte de tout ce que s’y passera,
et empescher qu’il ne sy traitte d’autres affaires civiles et politiques, que celles qui con-
cerneront la Religion». La patente d’arbitrio in Raccolta degl’editti cit., pp. 141-144.
31 Sugli interessi francesi nello scacchiere alpino, cfr. M. Laurenti, I confini della comu-
nità cit., in particolare pp. 212-217 e 254-258.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Dicembre 2018 n.44
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)