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494 Gianclaudio Civale
il medesimo pastore a raccontare, in un passo della sua Histoire pub-
blicata anni dopo, di come fosse partito in incognito da Leida con lo
scopo di consegnare le elemosine raccolte dalle chiese fiamminghe.
All’arrivo, i ministri si riunirono in segreto per ripartire l’ingente somma
di 7190 fiorini olandesi e, «par l’espace de 10 ou 12 jours de suite»,
ripassare scrupolosamente la contabilità dell’utilizzo di tutte le dona-
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zioni internazionali che i valdesi avevano ricevuto in quegli anni . L’in-
contro fu occasione per render lode al Signore per la disgrazia del
signore di Bagnolo, l’odiato governatore delle Valli, condannato proprio
in quei giorni alla decapitazione per innumerevoli delitti, e anche per
discutere delle nuove strategie da prendere, contemplando tra di esse
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anche la possibilità di una nuova ribellione .
Proprio all’opportunità di questo scenario, presumibilmente, si ricol-
lega la finale ricomparsa di Gianavello nelle Valli. In febbraio, nella
stessa missiva in cui raccontava della venuta di Feutrier, il marchese
lo segnalava sul suolo francese, ancora una volta a Pinasca, dove «si
trova ammalato». Questa indisposizione veniva considerata una occa-
sione irripetibile e il Luserna ne avrebbe voluto approfittare; per questo
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scriveva rapido al duca: «se ci havessi licenzia l’andarei io a pigliarlo» .
Ma uno sconfinamento delle truppe sabaude fu ritenuto inopportuno,
quindi, si tentò la via diplomatica insistendo affinché venisse catturato
dagli ufficiali del re francese e condotto in catene al luogotenente del
Delfinato; anche questa strada, tuttavia, si rivelò impercorribile per la
scarsa collaborazione, una condotta in vero piuttosto ambigua, offerta
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dalle autorità transalpine . Il Manfredi, esasperato, ma al contempo
imbaldanzito dal successo degli assassinii mirati di alcuni luogotenenti
di Gianavello che egli stesso aveva incaricato, si offrì di passare alle vie
spicce e sollecitò:
42 Cfr. J. Léger, Histoire générale, Tomo II, pp. 324-325 e 375.
43 Ibidem. Gian Bartolomeo Malingri, signore di Bagnolo, si era già distinto per la
spietatezza durante le Pasque Piemontesi. Promosso a governatore della fortezza di Torre,
la principale posizione sabauda nelle Valli, fu il massimo antagonista di Gianavello
durante la “guerra dei banditi”, nella quale si rese protagonista di violenze e soprusi a
danno della popolazione civile. Tali delitti furono denunciati dai delegati valdesi durante
i negoziati di pace. Finalmente, nel 1665, fu giudicato colpevole di innumerevoli stupri
e omicidi dei suoi stessi vassalli. Léger lo riteneva «principal executeur des massacres
de l’an 1655», un vero e proprio personaggio diabolico, la cui morte era dimostrazione
della vendetta divina sui persecutori dei valdesi. Cfr. J. Léger, Histoire Generale cit., Tomo
II, pp. 350-353.
44 Ast, Sez. Corte, Lettere di Particolari, mazzo L-48, 13 febbraio 1666.
45 Ivi, lettera senza data, ma sicuramente da collocare tra quella del 13 febbraio e
l’altra del 17 aprile.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Dicembre 2018 n.44
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)