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492 Gianclaudio Civale
erano mostrati già in passato volubili e, dinnanzi a nuove minacce,
potevano cambiare altrettanto rapidamente.
Non vi è da stupirsi, dunque, che il marchese Amedeo Manfredi di
Luserna trasmettesse nei dispacci di questo periodo continui allarmi e
un generale senso di guardinga preoccupazione. Dal suo punto d’osser-
vazione di capitano di una compagnia e signore cattolico di una comunità
riformata, comunemente ritenuto tra i responsabili dei massacri delle
Pasque e per questo fatto segno in passato di un tentativo di omicidio, la
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guerra non era mai del tutto cessata . Aveva dunque ragione di
lamentarsi, nel luglio del ‘64, di non avere a disposizione sufficiente
numero di uomini per «intraprender niente contro i banditi» che, eviden-
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temente, continuavano a operare malgrado il recentissimo accordo .
A questo primo contingente, dopo alcuni giorni, se ne erano uniti
altri «nuovamente ritornati nella valle, nelle alpi di Vilar e Bobio», dalle
quali erano discesi per apparire, suddivisi in due squadre, «sopra que-
sto finagio di Luserna alle Vigne». I “banditi” andavano quindi rioccu-
pando i loro antichi covi e minacciavano il confine stabilito dagli
accordi, che si collocava proprio oltre il villaggio in cui Gianavello aveva
la propria casa. A riprova che questo movimento rispondesse a un pre-
ciso piano strategico, il marchese adduceva la notizia di una lettera
giunta da Ginevra con un appello a riprendere le armi per «ammassare
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(sic) tutti quelli che si sono dichiarati fedeli sudditi» del duca . Tale
proponimento, avvertiva serio in un’altra comunicazione, poteva con-
tare sul «tacito consenso» degli stessi deputati delle Valli, senza i quali
«li banditi che ancora vegnono non habitarebero […] e se fossero fedeli,
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li farebero captivi o absentare vedendosi perseguitati» . Concludeva
allora il Luserna che «il credersi di fidarsi di questi della valle mi pare
heresia che come fratelli giuratti non servono che di spia di avisarli (i
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“banditi”) alla fuga» .
Il conflitto “a bassa intensità” che si andava conducendo in quegli
anni di pace ufficiale appariva del tutto simile a quello precedente:
34 Quello dei Manfredi era uno dei tre rami in cui si articolava il consortile feudale
dei Luserna, che deteneva ampi possedimenti in tutta la valle. Durante le Pasque Pie-
montesi, il marchese Amedeo si era segnalato come uno degli ufficiali più efficienti al
servizio del Pianezza, guadagnandosi così il comprensibile odio dei suoi vassalli valdesi.
Il 2 agosto 1657, un colpo di archibugio sparatogli da un anonimo cecchino lo ferì alla
spalla, mancando di pochissimo la testa. La responsabilità dell’attentato fu fatta ricadere
sul Léger in quanto mandante e Gianavello come esecutore. Cfr. P. Rivoire, Storia dei
Signori di Luserna. Parte seconda. I tempi moderni (3), Bshv, 17, 1899, pp. 55-67
35 Ast, Sez. Corte, Lettere di Particolari, mazzo L-48, s.f., 8 luglio 1664.
36 Ivi, 27 luglio 1664.
37 Ivi, 11 agosto 1664.
38 Ivi, 19 agosto 1664.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Dicembre 2018 n.44
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)