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L’eroe bandito. Ribellione, infamia e religione nelle Alpi Valdesi del ’600 493
con saccheggi, irruzioni nei villaggi, esecuzioni sommarie e soprat-
tutto continue «imboscate», tese, subite o sovente vanificate. I com-
battenti, oltre all’appoggio della popolazione, sembravano continuare
a godere delle loro alleanze al di là del confine. Nel settembre del
1664, infatti, si ebbe una prima informazione dell’arrivo di un «mon-
sieur Furtin» giunto con un finanziamento di «seicento doppie» da
consegnare ai “banditi”, un personaggio che godeva della fiducia dei
vertici valdesi in esilio, spesso incaricato di difficili incarichi, come il
tentativo, infine frustrato per l’opposizione del duca palatino, di fare
insediare alcuni dei «facinorosi» nelle sue terre oppure, ancora, la con-
segna di ulteriori 4000 libbre «per mantenere i banditi nella valle»
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all’inizio del 1666 .
La conferma del ritorno della fazione degli irriducibili, del resto, pro-
veniva dallo stesso sinodo delle chiese, nelle quali come si è visto, dopo
l’allontanamento di Jean Léger nel 1661, le voci più agguerrite non ave-
vano potuto prevalere. Alla fine del 1665, il marchese doveva informare
allarmato:
Sonno avvertito da più fedeli sudditi di Vostra Altezza Reale in queste
valli di come nel primo sinodo vogliono elegere per ministro un talle chia-
mato Bandol francese si dice creatura del ministro Legiero e di Giosué Gia-
navello non ad altro fine che per servire di spia, oltre di questo è uomo
facinoroso e potrebbe portar alteratione in questa valle e pregiudicio del
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Real servicio .
Grazie a questo solerte richiamo e in virtù dell’intervento del duca
sabaudo, la nomina di un ministro straniero, vietata espressamente
dalle capitolazioni di pace, non si ebbe, sebbene in maniera beffarda
si fosse alla fine optato per destinare il Bandol alla Val Pragelato, imme-
diatamente a ridosso del confine . Tuttavia, i timori del Manfredi
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riguardo il possibile intervento di una «creatura del ministro Legiero e
di Giosué Gianavello» erano stati persino ottimistici.
Pochi mesi prima, infatti, a totale insaputa delle autorità piemontesi
e della loro rete di informatori, era stato lo stesso Léger a fare la propria
apparizione nelle Valli, al sinodo clandestino che si tenne a Pinasca,
sul lato francese della frontiera, a partire dal 4 settembre del 1665. Fu
39 Charles Feutrier si era già distinto nel 1655, quando era stato inserito nell’elenco
dei banditi, e aveva partecipato anche ai combattimenti tra il 1663 e il 1664, avendo in
cambio la sua casa a Torre demolita dalle truppe ducali. Ast, Sez. Corte, Lettere di Par-
ticolari, mazzo L-48, lettera del 13 febbraio 1666.
40 Ivi, 31 dicembre 1665.
41 Ivi, 13 febbraio 1666.
n.44 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Dicembre 2018
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)