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L’eroe bandito. Ribellione, infamia e religione nelle Alpi Valdesi del ’600 491
mentare il controllo sul territorio e guadagnare ulteriori posizioni;
soprattutto, paventavano che il re di Francia alla fine avrebbe propeso
per accogliere le istanze sabaude.
È assai probabile che una tale evenienza avrebbe provocato il riac-
cendersi della rivolta: l’abbandono della resistenza armata era stata
infatti una scelta molto sofferta, presa soltanto quando, con le capito-
lazioni già definite, il partito della guerra era stato messo in minoranza.
Nell’assemblea tenutasi a Inverso Pinasca il 28 gennaio 1664, cui si è
fatto inizialmente cenno, due dei ministri più autorevoli, Pierre Bayle,
di Angrogna, e David Léger, che aveva rilevato lo zio nel ruolo di mode-
ratore, si erano ancora espressi a favore dei combattenti perché si con-
tinuasse a lottare finché a tutti fosse stato concesso il perdono ducale.
Erano stati però contraddetti dal pastore Bech che, con l’approvazione
di molti dei partecipanti, aveva loro risposto spazientito: «se li banditi
volevano la guerra, se la facessero da soli, non intendendo che tante
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famiglie andassero sperse per essi» .
Gianavello, accusato di essere «la caggione di tutto il male», aveva
assistito alla scena preferendo non intervenire, «in un cantone, con il
cappello negli occhi», unicamente difeso dal Léger. Nel giro di pochi
giorni, in ottemperanza del bando che continuava a colpire i capi della
rivolta, fu obbligato ad allontanarsi dalle Valli, nelle quali, comunque,
lasciava compagni d’arme, fautori e simpatizzanti, un gruppo piuttosto
cospicuo di fiancheggiatori che poteva tornare a riunirsi qualora fosse
rientrato per riprendere le ostilità. D’altra parte, erano passati soltanto
pochi mesi da quando, il dì di Pentecoste del 1663, sul prato del Cha-
bas, un luogo altamente simbolico nella tradizione valdese, era stato
acclamato «difensore delle Valli» dai ministri che avevano fatto prestare
«giuramento a tutto il popolo, levando la mano a Dio, di non mai
abbandonare i banditi, anzi di assister a essi con ogni loro potere».
Quel giorno erano suonati forti i proclami, riportati da più testimoni,
a «star tutti come fratelli, sostenersi gli uni e gli altri, e sostener parti-
colarmente detto Giosuè Gianavello con sua squadra» . La concordia,
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tuttavia, era rapidamente sfumata, non potendo reggere alle morti, ai
saccheggi e soprattutto alle sconfitte militari, ma gli umori popolari si
32 Il resoconto di questa assemblea, tenutasi in segreto in una grangia in territorio
francese, fu trasmesso agli ufficiali sabaudi da un anonimo confidente, probabilmente
Scipione Bastia, valdese di San Giovanni poi “cattolicizzato”. Ast, sez. Corte, Prov. Pine-
rolo, maz. 16, s.f., s.d. Il testo è stato anche edito da J. Jalla, Synodes vaudois de la
Réformation à l’Exil, Bshv, 28, 1911, pp. 50-51.
33 Deposizione di «Madalena vedova del fu Giuseppe Chabriollo» resa davanti al
signore di Bagnolo nel forte di Santa Maria della Torre il 31 maggio 1663. Tra le tante
testimonianze riguardo quella giornata, la più ricca è quella di Anna Aghit, resa al forte
di Torre il 30 maggio 1663 Conferences cit., pp. 135-136.
n.44 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Dicembre 2018
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)