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Civale (saggi)_3 14/12/18 09:31 Pagina 496
496 Gianclaudio Civale
sia stata realizzata nella capitale sabauda, oppure in una zona limi-
trofa, e che esso abbia goduto di una circolazione piuttosto limitata,
malgrado il proposito di chi scriveva di rivolgersi a un’opinione pub-
blica internazionale, già a conoscenza delle sventure che avevano col-
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pito la locale comunità riformata . Un sommario confronto dei
materiali e delle particolarità grafiche con le produzioni di tipografi
attivi nella medesima epoca porta però a escludere il centro piemontese
come luogo di pubblicazione e, al contrario, sembra decisamente indi-
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rizzare l’indagine verso le Valli da entrambi i lati della frontiera alpina .
Ad avvalorare questa supposizione sono la scelta della lingua, francese
piuttosto che italiano, e soprattutto le evidenti deformazioni di carat-
tere localistico che punteggiano il testo. Tali prestiti di parole e locu-
zioni di origine dialettale possono essere sintomo di limitata
dimestichezza con la parola scritta da parte dell’anonimo autore e sem-
brano denotare una composizione del tutto occasionale. Oltre a questo,
numerosi altri indizi “esterni” intervengono a sostegno di questa ipo-
tesi: il medesimo formato scelto, un agile ed economico in ottavo, la
scarsa qualità della carta, l’usura dei caratteri, i numerosi refusi e l’ap-
prossimazione dell’impaginazione, per cui lo stampatore si era visto
costretto a ridurre gradualmente la misura dei tipi in modo da far rien-
trare l’intero scritto all’interno dei fogli che erano stati predisposti. In
ultimo, l’originalità della marca tipografica, che cattura l’attenzione con
uno scorpione con motto latino mai altrove riscontrato, per il tratto
comunque rozzo e indeciso lascia presumere il probabile utilizzo di un
carattere non in piombo ma in legno, realizzato appositamente per la
circostanza.
Sono tutti elementi che suggeriscono una estrema contiguità tra le
fasi di redazione e stampa e una limitata professionalità anche dello
stesso tipografo, una circostanza che poteva verificarsi tanto in una
stamperia casalinga e semiclandestina quanto presso gli ambulanti
che percorrevano il territorio stampando fogli volanti e brevi opuscoli.
In entrambi i casi si sarebbe trattato di una soluzione adeguata a chi
aveva bisogno di nascondere il proprio nome per sfuggire ad assai pro-
babili ritorsioni e riuscire a pubblicare un’opera in una tiratura assai
47 «Quant a vous, Très Chers Frères en Nostre Seigneur J. Christ, dont le cœur a esté
touché a fonds des miseres de ce pouvre peuple des Vallées». Le Grand Barbe cit., § 22,
p. 24.
48 Un grave ostacolo per uno studio comparativo di questo tipo è costituito dall’as-
senza di un regesto delle seicentine stampate in area piemontese. Un utile supporto per
questa ricerca è stato fornito da W. Canavesio (a cura di), Seicentina. Tipografi e libri nel
Piemonte del Seicento, Provincia di Torino, Torino,1999.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Dicembre 2018 n.44
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)