Page 88 - 1
P. 88

Civale (saggi)_3  14/12/18  09:31  Pagina 500






                 500                                                  Gianclaudio Civale


                 giosa e, in particolar modo in quegli anni, dal problema della fissazione
                 di un nuovo e più rigido confine confessionale, che certamente dovette
                                                                        58
                 molto turbare il ristabilimento della pace tra le comunità . L’ulteriore
                 salto di qualità compiuto dal gruppo di Gianavello, che con le minacce
                 in  ben  due  occasioni  riuscì  a  liberare  i  suoi  uomini  dagli  ufficiali
                 sabaudi che li tenevano prigionieri, è, infatti, registrato da testimo-
                 nianze di provenienza riformata, le quali convalidano la natura con-
                                                                                59
                 fessionale di tali azioni di delinquenza apparentemente comune . Le
                 medesime fonti confermano poi il successivo scontro raccontato dal-
                 l’autore de Le Grand Barbe: la controversia sulla gestione delle elemo-
                                                                                   60
                 sine raccolte dalle chiese riformate europee per soccorrere i valdesi ,
                 sulla quale ci si soffermerà a breve.
                    Intorno a questa fondamentale questione si frantumò l’unità di
                 intenti  che,  in  tutte  le  traversie,  aveva  rappresentato  un  tratto
                 costante  dell’azione  politica  dei  valdesi  delle  Alpi.  Vi  emerse  una
                 fazione, dai contorni piuttosto definiti, che dapprima si riunì attorno
                 alla personalità controversa di Longueuil, un ex gesuita convertitosi
                 alla Riforma, in grado di portare la contestazione sulle malversazioni
                 che a suo parere erano state commesse al sinodo del Delfinato e a
                 quello generale di Francia. Fu lo stesso Jean Léger, il principale accu-
                 sato degli illeciti, a garantirsi che le imputazioni fossero respinte dal
                 corpo pastorale e i loro responsabili screditati e scomunicati . Nel
                                                                               61


                    58  La storiografia recente ha dimostrato quanto la fissazione di rigide frontiere religiose
                 non sia stata quasi mai pacifica e abbia sollevato notevoli problemi nei paesi che optarono
                 per la segregazione tra distinte comunità confessionali come formula per garantire il plu-
                 ralismo. Cfr. K.P. Luria, Sacred Boundaries. Religious Coexistence and Conflict in Early-
                 modern France, The Catholic University of America Press, Washington D.C., 2005; B.
                 Kaplan, Divided by Faith. Religious Conflict and the Practice of Toleration in Early Modern
                 Europe, Harvard U.P., Cambridge-London, 2007; Id., Cunegonde’s Kidnapping cit.
                    59  Si trattava di Giovanni Grasso e Philippe Costafort, liberato dopo un assedio al
                 palazzo dei marchesi di Luserna, dove era recluso. Le Grand Barbe cit., §5-6, pp. 6-8.
                    60  Le Grand Barbe cit., § 8, p. 8.
                    61  Al sinodo, appositamente convocato, che si tenne nel luglio 1659 a Clos, in Val
                 San Martino, Léger sostenne con successo che parecchie delle firme sulla petizione rac-
                 colta contro la sua gestione delle elemosine fossero false e che, in realtà, l’intera iniziativa
                 fosse una «ruse et malice de quelques principaux membres du Conseil de propaganda
                 fide et extirpandis Haereticis, qui avoient juré notre ruine». A queste accuse, i promotori
                 della sottoscrizione non ebbero occasione di replicare, giacché non poterono presenziare
                 al sinodo ma soltanto disporre di due ministri come loro rappresentanti d’ufficio. Mal-
                 grado la scomunica, David Garnier riuscì a sottoporre la questione al colloque del Delfi-
                 nato a Veyne ma le censure precedentemente emesse furono confermate. Infine, la
                 controversia approdò nel gennaio del 1660 al sinodo nazionale di Francia di Loudon che
                 tornò a ratificare la scomunica per i responsabili della protesta. Fu lo stesso Léger, pub-
                 blicando ampi stralci degli atti sinodali, a ricostruire la vicenda (J. Léger, Histoire géné-
                 rale, Tomo II, pp. 256-262; anche J. Jalla, Synodes vaudois cit., Bssv, 29, 1912, pp.
                 75-80). Essa, tuttavia, non trova riscontro in nessuna altra fonte, soltanto negli atti del


                 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Dicembre 2018     n.44
                 ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
   83   84   85   86   87   88   89   90   91   92   93