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502 Gianclaudio Civale
aggiornato a principio del 1663, avrebbe permesso anche a Gianavello
di godere pacificamente delle ricchezze che aveva accumulato con la
rapina e l’appropriazione delle elemosine. Per raggiungere questo scopo
era stata approntata un’attenta organizzazione, dettagliatamente
descritta nell’opuscolo, che prevedeva l’isolamento delle Valli mediante
l’abbattimento dei ponti sul Pellice, una sorta di leva di massa della
popolazione maschile e il suo inquadramento in formazioni guidate da
un gruppo di luogotenenti, cui era affidato il presidio dei diversi vil-
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laggi . Pur non trattandosi di una autentica «guerre de Relligion»,
anche i «principaux des Communutez», mossi dal fondato timore di
massacri e conversioni di massa, alla fine si erano visti obbligati a
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sostenerla per «eviter un plus grand desordre» . Del resto, pare che la
violenza delle truppe sabaude, non più rivolta contro i soli banditi ma
contro tutti i valdesi, avesse indotto il medesimo autore a una sofferta
scelta di fronte. A conferma del suo tormentato sostegno ai ribelli,
l’anonimo aveva annotato di come «les nostres» fossero riusciti a respin-
gere «les trouppes ennemies», in occasione di un’offensiva condotta dal
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marchese di Fleury .
Tuttavia, sempre accecato da «son orgueil et insuffisante presom-
ption», Gianavello, forte anche dei rinforzi ugonotti accorsi dalla Fran-
cia, aveva preferito abbandonare le posizioni fortificate per lanciarsi in
mal congegnati attacchi in pianura, su Bibiana, Bricherasio e Luserna,
uscendone sconfitto disastrosamente al prezzo delle vite di tanti val-
desi, i cui orfani e vedove, sottolineava l’anonimo, «ont mille fois maudit
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et maudiront encore long temps Ianavel» . Irretiti da un condottiero
che aveva dimostrato sul campo «que le vray mestier d’armes luy estoit
incognu», l’esito della guerra non poteva che essere «tres funeste» per i
valligiani, costretti infine a contemplare le loro terre rovinate e le case
distrutte, «tout en cendres et desolez par a bout».
Le responsabilità di questa catastrofe, concludeva l’autore, dove-
vano interamente cadere su Gianavello e, contro chi ancora lo cele-
66 Ivi, § 18, p. 20.
67 «Les principaux des Communutez, ne pouvant arrester l’impetuosité de ce torrent,
chascun ayant plus de peur de l’ennemy du dendans que ce luy du dehors […], et ainsi
apres avoir affoibly de la sorte les Vallées, il ne seroit pas mal aisé a leurs ennemis de
les en chasser du tout ou les forcer d’aller a la Messe. Et ainsi avec telles et autres sem-
blables raisons firent que les plus faciles a persuader se rangerent de leur parti, et ne
fut pas possible aux mieux entendus de l’empescher, et leur fut force de ceder pour eviter
mesme un plus grand desordre». Ivi, § 19, p. 20.
68 Ivi, § 20, p. 21. Su questa battaglia fu diffuso un pamphlet, attribuibile a Jean
Léger, dal titolo Le perfide combat, & la merueilleuse desliurance, que Dieu a donnée aux
fideles des vallées de Piedmont à Angrogne du 6 juillet 1663 […], s.e, s.a., s.l.
69 Le Grand Barbe cit., § 20, pp. 21-22.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Dicembre 2018 n.44
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)