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506 Gianclaudio Civale
Al contrario, anche per la metà del secolo XVII tutte le testimonianze
sono pressoché unanimi nell’indicare non nei concistori, bensì nelle
assemblee sinodali il luogo dove veniva elaborata la linea politica e
nei ministri i principali animatori della resistenza. I sinodi valdesi,
equivalenti ai colloques francesi, prendevano provvedimenti non solo
di natura religiosa e disciplinare, ma anche amministrativa e militare;
riunivano i pastori e i delegati inviati da entrambi i versanti della fron-
tiera ed erano presieduti da un “moderatore” che ne guidava le
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discussioni . Questi era per definizione il ministro di maggior auto-
revolezza: quasi sempre proveniente da una delle località più popolose
e importanti quali Angrogna, Torre o San Giovanni, era incaricato di
elaborare la linea comune assunta dalla maggioranza e di assumere
il ruolo di suprema rappresentanza dei valdesi nelle periodiche
dispute con i missionari cattolici così come nei contatti con gli attori
riformati internazionali.
Forti di quest’ organizzazione, le comunità valdesi poterono dare
prova di grande compattezza, agendo di concerto e riuscendo ad addi-
venire quasi sempre a risoluzioni presentate come opinione dell’insieme
della popolazione di fede riformata. Mediante queste posizioni si palesò
un’ideale di respublica in cui la sovranità era compartita tra il sovrano
e, attraverso i magistrati inferiori, il popolo, depositario di una verità
evangelica da contrapporre a un’autorità monarchica, pur sempre legit-
tima, che tuttavia era sovente avvertita come tirannica. Tale concezione
costituiva evidentemente un’elaborazione della dottrina costituzionale
calviniana sul dovere cristiano dei magistrati e, come nelle province
unite del Midi francese, giustificò il consolidamento della struttura
76 Il sinodo delle Valli si riuniva pressappoco ogni anno, anche più di una volta in
periodi particolarmente critici. A partire dal 1595, le località della Val Pragelato, stabil-
mente francesi dopo il 1559, costituirono un proprio colloque integrato all’interno della
provincia del Delfinato; ciò malgrado, le comunità maggiormente a ridosso della frontiera
continuarono a prender parte alle assemblee delle Valli, che, comunque, accolse rego-
larmente i delegati delle chiese della media Val Perosa anche nei periodi in cui ricaddero
sotto la giurisdizione del re di Francia. Durante la crisi del 1655, fu avanzata la proposta
da parte dei valdesi di aderire ufficialmente al sinodo provinciale delfinatese; il progetto
non venne portato a termini e il sinodo valdese rimase formalmente autocefalo, sebbene
i vincoli con gli organismi ecclesiastici ugonotti divennero ancora più forti e strutturali.
Sull’organizzazione della Chiesa valdese, si veda Y. Krumenacker, Les Églises réformées
entre Savoie et France (XVIe-XVIIIe siècles), in M. Ortolani, C. Sorrel et O. Vernier (edité
par), États de Savoie, Églises et institutions religieuses des Réformes au Risorgimento.
Actes du colloque international de Lyon, 17-19 octobre 2013, Serre Editeur, Nice, 2017,
pp. 171-184. Fondamentale è poi l’ampio, e talvolta piuttosto confuso, lavoro di edizione
degli atti dei sinodi realizzata da Jean Jalla, già utilizzato in questo saggio. Sulla strut-
tura ecclesiastica ugonotta e sul suo ambito di azione, in una bibliografia molto vasta,
si vedano almeno J. Garrisson-Estebe, Protestants du Midi. 1559-1598, Privat, Toulouse,
1980; H. Daussy, Le parti Huguenot cit., passim.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Dicembre 2018 n.44
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)