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Civale (saggi)_3  14/12/18  09:31  Pagina 510






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                 tioni», il Léger lo riteneva responsabile di aver voluto attentare alla sua
                 vita, benché questi asserisse l’esatto contrario e, per sfuggire ai fautori
                                                                       84
                 del ministro, si aggirasse «accompagnato di dui armati» .


                 5. Il seme del dissenso

                    Benché, nei suoi scritti, Léger tentasse di attribuire la moria di quasi
                 tutti i suoi avversari a cause distinte e, in ultima istanza, alla punizione
                 divina, è chiaro che, accusarli di essere degli agitatori al servizio del-
                 l’odiato governatore piemontese, aveva significato non solo decretare il
                 loro pubblico vituperio ma, di fatto, consegnarli alla vendetta di Gia-
                 navello e dei suoi.
                    L’autore de Le Grand Barbe, lo si è detto, segue passo a passo que-
                 sta sequela di morti: dapprima Langueuil, scomparso fin dal 1659 dopo
                 esser  fuggito  nel  Queiras,  poi  David  Garnier,  giustiziato  l’anno
                 seguente, infine le vittime del «jour de sang» del maggio 1662, Laurens
                 Durant, Pierre Pelanchon e i due soppravvisuti Jean Vertu e il notaio
                 «sieur Brez», ferito all’uscita dalla predica domenicale. Tutti costoro
                 erano stati tra i primi sottoscrittori della supplica che era stata indi-
                 rizzata al duca; all’elenco manca solo il nome del medico Villanova.
                    Pur avendo un ruolo importante e noto nell’organizzazione della dis-
                 sidenza, questi non è mai citato all’interno del libello. Vi si ravvede sol-
                 tanto  una  allusione  allorché  l’anonimo  racconta  di  quando,  per
                 impedire che la questione delle elemosine fosse discussa pubblica-
                 mente, gli scherani di Gianavello avevano letteralmente strappato dalle
                 mani di «ceux qui le portoyent» una importante petizione «ja signé par
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                 plus de deux cents personnes» . Ebbene, colui a cui venne sottratto il
                 documento non era altri che il Villanova: lo si deduce da un passo del
                 Léger che, imputato di essere il mandante dell’aggressione, ebbe biso-
                 gno di declinare le proprie responsabilità negando addirittura l’avve-
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                 nimento . Lo stesso pastore, d’altronde, riceveva nel Grand Barbe un


                    84  Dei trentasette sottoscrittori della supplica del 1660, effettivamente ben tredici
                 erano analfabeti. Léger e Bertram per giunta erano cognati, avendo sposato Susanna e
                 Maria Pellengo. Cfr. M. Laurenti, I confini della comunità cit., pp. 352-357.
                    85  «Ils tascherent par tous moyens d’empescher que cet escrit ja signé par plus de
                 deux cents personnes, ne sortit point son effect et enfin le firent arracher d’entre les
                 mains de ceux qui le portoyent signer au Val S. Martin». Le Grand Barbe cit., § 8, p.7.
                    86  Tra i capi d’accusa presentati contro Jean Léger, vi si legge che «Legero haveva
                 fatto maltrattare il detto Villanova nel luogo de’ Prali Val di San Martino, e gli fece levare
                 le scritture concernenti le oppressiuni da esso fatte alli poveri, con dirgli che vi erano
                 duecento doppie depositate per amazzar sì lui che tutti quelli che haverebbero ardire di
                 voler raccorrer contro esso Legero». Conferences cit., pp. 116-117. La risposta del mini-
                 stro in J. Léger Apologia cit., s.f.


                 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XV - Dicembre 2018     n.44
                 ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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