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Favarò (saggi)_5  19/04/19  17:30  Pagina 120






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                 ognuna ; al tenente di quindici scudi, più due razioni di foraggio; all’al-
                 fiere di dieci scudi, più due razioni; al marescal de logis o furriel di sette
                 scudi e mezzo, più una razione; a ogni soldato di sei scudi e mezzo al
                 mese così articolati: quarantacinque tarì pari a un tarì e mezzo al
                 giorno, per il proprio sostentamento; trenta tarì per il foraggio, pari a
                 un tarì al giorno. I rimanenti tre tarì a soldato erano assegnati al capi-
                 tano che poteva impiegarli per colmare eventuali perdite di cavalli
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                 all’interno  della  compagnia .  I  brigadieri,  infine,  percepivano  uno
                 scudo al mese in più rispetto al soldato semplice. Il costo di ogni com-
                 pagnia per il mantenimento dei soldati, dei due brigadieri e del trom-
                 peta, ammontava così a duecentotrentaquattro scudi.
                    Parallelamente alla riforma del corpo di cavalleria fu portata avanti
                 anche quella della fanteria. In questo ambito, i cambiamenti incidevano
                 ancor più nella tradizionale struttura militare del Regno, perché riguar-
                 davano il tercio fijo che fino ad allora, dai tempi di Carlo V, aveva costi-
                 tuito il “nerbo mas fuerte” della difesa . Anche in questo caso, alla
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                 base della proposta della Nueva Planta si intrecciano motivazioni finan-
                 ziarie e pratiche di fedeltà se, come sostiene Di Blasi, «questa riforma,
                 che diede sul naso a vecchi uffiziali, assicurò Bedmar da ogni sospetto
                 di  ammutinamento» .  Secondo  lo  storico,  il  timore  di  Bedmar  era
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                 dovuto al fatto che le compagnie del tercio fossero «spagnole e nella
                 buona parte conservavano una certa affezione verso la casa di Austria;
                 laonde sospettava il Bedmar che comparendo le aquile imperiali invece
                 di respingerle piuttosto desertassero, e si unissero sotto gli stendardi
                 austriaci» . In realtà, nel fitto carteggio che intercorse tra i componenti
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                 del Consejo de Italia, il cardinale Giudice prima e Bedmar poi, non si
                 trova mai un esplicito riferimento a una riforma finalizzata a scardinare
                 un fronte militare avverso ai Borbone. Ciononostante, il mutamento
                 dell’assetto  sul  modello  dei  battaglioni  francesi  e,  soprattutto,  la
                 nomina  di  colonnelli  fedeli  alla  nuova  dinastia  palesa  una  chiara
                 volontà di rompere degli equilibri e delle reti ritenute potenzialmente
                 pericolose per la conservazione del Regno .
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                    51  Uno scudo corrispondeva a 12 tarì.
                    52  Ivi, Palermo, 5 settembre 1706.
                    53  Il tercio, riordinato nel 1534 da Carlo V, era formato da tremila uomini suddivisi
                 in dodici compagnie e comandati da un maestro di campo. La composizione teorica pre-
                 vedeva il rispetto di precise proporzioni fra archibugieri, moschettieri e picchieri, ma
                 nella pratica la struttura delle compagnie avrebbe potuto presentare anche profonde dif-
                 formità (sull’organizzazione del tercio, cfr. R. Quatrefages, Los tercios Españoles (1567-
                 1577), Madrid, 1979 e Id., La revolución militar moderna. El crisol español, Madrid, 1996).
                    54  G.E. Di Blasi, Storia cronologica dei viceré luogotenenti e presidenti del regno di Sici-
                 lia, Stamperia Oretea, Palermo, 1842, p. 452.
                    55  Ibidem.
                    56  Ags, Estado, leg. 6126, f. 15.


                 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVI - Aprile 2019      n.45
                 ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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