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Maschile Femminile nel Settecento 183
di comici girovaghi, ricevé una accurata educazione e si affermò soprat-
tutto come attrice e, sebbene meno, come autrice di liriche, ma resse
anche da protagonista il rapporto con il marito Luigi Riccoboni con cui
condivise l’impegno teatrale. Il secondo è quello molto noto di Maria
Maddalena Morelli, violinista (figlia di un violinista) e precoce poetessa
al servizio delle corti che ascese nella carriera letteraria fino alla coopta-
zione nell’Arcadia, accademia che solo dal 1700 si era data norme che
ammettevano le donne, e poi fino alla incoronazione in Campidoglio. Il
terzo è quello della pittrice napoletana Mariangela de Matteis, meno nota
e perciò forse più interessante, le cui capacità culturali e artistiche
hanno lasciato tracce archivistiche che Flavia Luise ha pazientemente
raccolto nei fondi dei notai napoletani. Luise confronta anche la biblio-
teca del marito Marco Carcani, regio uditore in Puglia e fedele ai canoni
letterari della sua professione, con quella di lei piuttosto tradizionale
(una piccola biblioteca dove prevalgono libri di devozione) e traccia un
quadro interessante di questa famiglia borghese in cui lei ,«con tutto che
maritata», come recitava Bernardo de Dominici nelle Vite de pittori, scul-
tori napoletani, esercitava la pittura, mestiere paterno, dipingendo ritratti
che le erano ben compensati con vari presenti. Nonostante questi rico-
noscimenti, non condivise la gestione economica del patrimonio che
toccò al figlio diciottenne, situazione che richiama la problematica dei
diritti patrimoniali appena evocati e dei difformi poteri di uomini e donne
sui figli e delle madri rispetto ai figli maschi.
Il nodo non è però solo la possibilità per una donna di affermarsi nelle
lettere e arti –abbiamo infatti nella prima età moderna esempi di attrici
letterate, di pittrici, di poetesse, di musiciste anche se il pregiudizio nega-
tivo su queste figure era pesante – ma quello più generale dell’accesso
differenziato di maschi e femmine all’istruzione e a nuovi spazi di socia-
lità. Il Settecento sotto questi aspetti è un’epoca di cambiamento dei rap-
porti tra uomini e donne e di affermazione delle donne in ambito culturale
anche se in modo limitato poiché esse non entrano nel processo di
professionalizzazione che investe vari campi del sapere (M.E.Wiesner,
Le donne nell’Europa moderna 1500-1700, con Introduzione di Angela
Groppi, Einaudi 2003, ed. or. Cambridge 2000, pp. 161-241). Nello spazio
dei salotti sono invece spesso le donne che conducono il gioco, come ha
mostrato Antoine Lilti a proposito di Madame Geoffrin e di sua figlia, ani-
matrici di due salotti parigini, la cui frequentazione assicurava reputa-
zione e successo mondano (A. Lilti, Le monde des salons: sociabilité et
mondanité à Paris au XVIIIe siècle, Fayard, Paris 2005). È vero che si
tratta di un fenomeno che investe maggiormente le élites e occorre chie-
dersi quando, come e secondo quale geografia mutino, al di là della edu-
cazione religiosa, l’apprendimento alla scrittura e la pratica della lettura
di donne meno fortunate per nascita e/o per livello di ricchezza. Inoltre,
a misura che i luoghi dello spazio pubblico si articolano, l’accesso a essi
secondo una distinzione di genere non avviene in modo generalmente
n.45 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVI - Aprile 2019
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)