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simile, ma si modula secondo l’estrazione sociale e differisce nella geo-
grafia e nella cronologia. Tiziana Plebani dimostra, ad esempio, come
l’ambiente delle coffee houses, risalenti alla metà del Seicento in
Inghilterra, fosse, in quel paese in piena espansione economica nel
Settecento, ad eccezione delle lavoranti, riservato agli uomini e così anche
in Francia, dove lo sviluppo fu più tardivo, laddove a Venezia le donne
godevano della libertà di frequentarli e anche di reggerne il mercato.
Ma i ruoli sociali maschili e femminili si costruiscono anche attraverso
il mondo delle cose, come ha mostrato Renata Ago nel suo bellissimo libro
del 2006 sul possesso degli oggetti nella Roma del Seicento (Il gusto delle
cose. Una storia degli oggetti nella Roma del Seicento, Donzelli, Roma 2006).
In questo volume Gaia Bruno pone correttamente la domanda: «Gli oggetti
degli individui vissuti nel Settecento si possono dire esclusivamente fem-
minili o esclusivamente maschili? Lo spazio della casa disegnava ambiti di
pertinenza?». Bruno nota come i cosmetici ad esempio tra tardo Settecento
e Ottocento, dopo essere stati di uso sia maschile sia femminile, vengano
abbandonati dagli uomini perché considerati effeminati e come i prodotti
di lusso francesi continuino ad attrarre allo stesso modo uomini e donne.
Conclude, quindi, che dalle fonti analizzate non sembra emergere una reale
contrapposizione tra cultura materiale femminile e maschile mentre si pro-
fila più chiaramente una differenza di identità di ceto.
2) Rappresentazioni: come ha mostrato Rebecca Messbarger (The
Century of Woman. Representations of Woman in Eighteenth-Century
Italian Public Discourse, University Toronto Press, Toronto, Buffalo e
London 2002) le donne sono al centro del discorso dell’Illuminismo ita-
liano ed europeo. L’ elenco degli autori che si misurano con questo tema
cruciale nella circolazione dei testi della Repubblica delle lettere dell’età
dell’Illuminismo sarebbe lunghissimo. Non bisogna però aspettare il
Settecento perché ciò avvenga: da lungo tempo nei secoli precedenti la
donna, la sua identità differente rispetto a quella maschile è stata
oggetto di discorsi, di trattati e ragionamenti maschili. La querelle des
femmes è un genere letterario che per la etimologia della parola querelle
dovremmo far rientrare nelle lamentationes. Messaberger considera che
i testi tradizionali della cosiddetta querelle des femmes mancavano di
autentica convinzione, laddove i testi settecenteschi innovano rispetto
al canone. In che misura?
In questo volume molti contributi vertono proprio sulle rappresenta-
zioni letterarie e filosofiche del rapporto uomini/donne. Ad esempio,
Milena Montanile si sofferma su Le Dialogue sur les femmes che
Ferdinando Galiani inviò a Louise de Épinay, protettrice di Rousseau, pro-
tagonista di un salotto frequentato dal fiore degli illuministi, che intrat-
tenne con Galiani per tredici anni una corrispondenza che possiamo
consultare per gli anni 1769 -72 anche nell’edizione Sellerio (Louise
D’Épinay, Ferdinando Galiani, Epistolario 1769-1772, a cura di Stefano
Rapisarda, con prefazione di G. Giarrizzo, Sellerio, Palermo,1996). In con-
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVI - Aprile 2019 n.45
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)