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alla Mignani, la quale aveva iniziato a ricevere anche le lettere di Gae-
tano Thiene, in cerca di consigli spirituali e di raccomandazioni sulle
scelte economiche e finanziarie, in particolare sulla vendita e l’acquisto
di uffici e benefici. Da parte sua Gaetano riuscì dove Bartolomeo Stella
non era arrivato, procurando per il monastero dispense e privilegi,
come avvenne nel 1518 quando, in virtù dell’intercessione di Pallavi-
cino, Santa Croce ottenne un breve di indulgenza. Fu lo Stella a comu-
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nicarlo alla Mignani, in una lettera spedita da Roma il 21 aprile . A
differenza della corrispondenza tra i patrizi veneziani, organizzata prin-
cipalmente intorno all’esaltazione della scelta contemplativa ed eremi-
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tica di Giustiniani e Querini , quella di Bartolomeo Stella e Gaetano
Thiene con la monaca agostianiana ha come oggetto l’attività dei due
uomini nell’oratorio romano e nell’ospedale di San Giacomo, che lo
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stesso Gaetano aveva contribuito a fondare . Il Divino Amore era col-
legato agli Incurabili attraverso la confraternita di Santa Maria del
Popolo, dove lo Stella fu camerlengo tra il 1517 e il 1518, ufficiale nel
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1519 e membro del sodalizio nel 1521 . L’attività in favore dei malati
doveva quindi assorbirlo non poco, preconizzando la sua futura opera
come governatore di un analogo istituto di Brescia. Scriveva nel 1517
alla Mignani che «ogni dì continuo il nostro arciospedale de poveri incu-
rabili, ma non fazo in parte alcuna quello so esser debitor di fare; pur
tanto batterà la pietra in el foccino che se ne cavarà in pocho de
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focho» . Un’affermazione importante che denota tutto il suo zelo anche
perché, da poco entrato nel sodalizio, egli ne aveva subito colto, a
malincuore, la diffusa aridità e le contraddizioni interne. Vernazza
prese a benvolere Bartolomeo e, quando nel 1517 fu costretto ad
abbandonare Roma in occasione della repressione della congiura del
Petrucci che coinvolse anche il suo protettore, il cardinale Bandinello
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Sauli , lo volle come sostituto e lo pose ai vertici della confraternita .
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Nonostante la vetrina sociale che il Divino Amore offriva, e i profondi
attriti che lo attraversavano e che sarebbero sfociati già negli anni venti
nella lotta su questioni di carattere morale e di natura economica tra
32 A. Cistellini, Figure della Riforma pretridentina cit., p. 235.
33 Si veda a questo proposito l’analisi della corrispondenza di Contarini, che ruotava
intorno ai concetti di amicizia e di conversatio, con gli amici che scelsero l’eremitaggio
camaldolese in C.M. Furey, Communication of Friendship. Gasparo Contarini’s Letters to
Hermits at Camaldoli, «Church History», LXXII (2003), pp. 71-101.
34 A. Bianconi, L’opera delle compagnie del «Divino amore» cit., p. 65.
35 D. Solfaroli Camillocci, I devoti della carità cit., p. 287.
36 A. Cistellini, Figure della Riforma pretridentina cit., p. 234.
37 Sulla congiura di Petrucci, che coinvolse anche i cardinali genovesi Sauli e Riario,
si veda H. Hyde, Cardinal Bendinello Sauli and Church patronage in sixteenth-century
Italy, Boydell, Suffolk, 2009.
38 G. Alonge, Dalla carità all’eresia cit., pp. 187-210. Si veda in particolare p. 189.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVI - Aprile 2019 n.45
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)