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di Gesù Cristo , e divenuta «perfetta per gratia infusa» , per ben ven-
ticinque anni ella percorse il suo cammino penitenziale in completa
solitudine, «senza mezzo di alcuna creatura, dal solo Dio instrutta et
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governata» . Ma l’estraniamento estatico e il congiungimento divino,
invocati nella biografia e possibili solo a prezzo di un allontanamento
dal mondo e dal peccato, dovevano comunque essere sfumati dalle pra-
tiche caritative dell’assistenza e del servizio agli infermi. L’amore divino
arrivava quindi a identificarsi con l’esercizio della carità, anche se,
sempre nell’Opus Catharinianum, veniva suggerito di vivere la carità
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«senza amore e senza affettione», con imperturbabilità e disinteresse .
Grazie all’opera di Vernazza, questo messaggio, insieme con una certa
insofferenza nei confronti dell’autorità ecclesiastica, finì infine per
instillarsi nell’atmosfera delle confraternite del Divino Amore genovese
e romano, nei sodalizi e negli ospedali a esse collegati e in molti dei
personaggi che vi orbitavano, alcuni dei quali si sarebbero orientati
verso posizioni anomiche, antiromane o palesemente eterodosse.
Il primo di questi casi – l’anomia – riguarda proprio l’esperienza di
Bartolomeo Stella e Gaetano Thiene che già a partire dal 1518 si ritro-
varono a mettere più o meno consapevolmente in discussione la reli-
giosità tradizionale, e con essa le istituzioni. Rientrato nei territori della
repubblica di Venezia per occuparsi della madre gravemente malata,
Gaetano si legò con un vincolo di obbedienza spirituale al frate dome-
nicano Battista da Crema la cui dottrina, per certi versi simile a quella
enunciata nell’Opus Catharinianum della Fieschi, era caratterizzata da
uno spiritualismo esoterico che imponeva ai discepoli un atteggiamento
fatto di continue rinunce al mondo e di opposizioni sotterranee o mani-
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feste al magistero della Chiesa e delle gerarchie , a suo avviso inade-
guate a mediare il rapporto tra i fedeli e il sacro e capaci solamente di
proporre una ritualità esteriore e formale. Battista indugiava sulla
libertà del devoto e sulla purificazione della intenzione, mediante la
quale chiunque poteva avere un giudizio ultimo e inappellabile sul pro-
prio comportamento. Ne conseguiva una sorta di anomia dottrinale, il
raggiungimento di una «puritate simillima a quella de li beati», dove
44 C. Fieschi, Libro de la Vita mirabile et dottrina santa cit., c. 3v.
45 Ivi, c. 13r.
46 Ivi, c. 117r.
47 Ivi, c. 220v.
48 Su questo argomento si veda A. Vanni, Testimonianze e linguaggi cit., pp. 53-145.
Ancora non esiste una biografia del controverso maestro di perfezione domenicano.
Alcune riscostruzioni sono in O. Premoli, L’apologia di fra Battista da Crema, Tipografia
domenicana, Firenze, 1918; L. Bogliolo, Battista da Crema. Nuovi studi sopra la sua vita,
i suoi scritti, la sua dottrina, Società Editrice Internazionale, Torino, 1952 e, con un taglio
interpretativo differente, volto a mettere in evidenza le ambiguità del suo messaggio reli-
gioso, in E. Bonora, I conflitti della Controriforma cit., pp. 103-146.
Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVI - Aprile 2019 n.45
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)