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                 una lotta senza regole contro le proprie debolezze e tentazioni in vista
                 del conseguimento dell’impeccabilità. Non sappiamo come il bresciano
                 accolse la lettera di Girolamo La Lama, membro dell’oratorio romano,
                 seguace di Battista da Crema e fino al 1523 confessore del Thiene, che
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                 gli comunicava la professione dell’amico . Forse tra i due ci fu anche
                 uno scontro e perché Bartolomeo «non vuol perdonare a chi litiga con
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                 lui, forse giustamente», come fu scritto di lui , la relazione si inter-
                 ruppe. Dal canto suo, Gaetano era sempre più immerso nel sostegno
                 ai progetti di riforma di Carafa. Anche per questo, la distanza dallo
                 Stella non poteva che allargarsi. L’eredità del Divino Amore stava pren-
                 dendo una duplice connotazione: mentre Gian Pietro Carafa e i suoi
                 seguaci, nonostante alcune difficoltà, provavano a combattere il dis-
                 senso antiromano attraverso la coercizione e la repressione inquisito-
                 riale, a Napoli e poi a Viterbo, in virtù dell’incontro con il pensiero di
                 Juan de Valdés e grazie all’instancabile lavoro di Marcantonio Flami-
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                 nio, la carità si trasformava in eresia .

                 3. Verso la radicalizzazione dottrinale

                    Intorno al 1520 Bartolomeo Stella era rientrato a Brescia. Aveva pro-
                 grammato da qualche tempo il suo rientro in patria per dedicarsi alla
                 costruzione  di  un  ospedale,  come  aveva  scritto  nel  1518  a  Laura
                 Mignani . In quel periodo, nonostante i molti tentativi, non era stato
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                 ancora in grado di realizzare il suo obiettivo, anche se prometteva alla
                 monaca che «il maestro dell’opera», Ettore Vernazza, «mi risolse cum uno
                 solo sguardo: quando gli piacerà farà lui il proprio» . Questo accadde
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                 nel 1520, quando l’ispiratore del Divino Amore lo mandò «con chierica
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                 in capo alla sua città» . Bartolomeo aveva quasi certamente ottenuto
                 tutte le garanzie necessarie alla fondazione prima ancora di lasciare
                 Roma: nel dicembre del 1520 fu pubblicato un breve di approvazione da
                 parte di Clemente VII, mentre pochi mesi più tardi, il 15 marzo del 1521,
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                 il consiglio cittadino dava il via libera all’inizio dei lavori . Nello stesso



                    60  M. Sanuto, I diarii, 58 voll., Visentini, Venezia, 1879-1903, vol. XXXVII, col. 35.
                    61  Bcr, ms. 4176, f. 167r.
                    62  G. Alonge, Dalla carità all’eresia cit., p. 195.
                    63  A. Cistellini, Figure della Riforma pretridentina cit., p. 235.
                    64  Ibidem.
                    65  A. Bianconi, L’opera delle compagnie del «Divino amore» cit., p. 65.
                    66  Asb, Ospedale delle donne, filza I, s.c. In questo faldone sono raccolti i documenti
                 che riguardano la fondazione dell’ospedale della Trinità, l’istituzione della confraternita
                 della  carità  a  esso  associata,  nonché  varie  esenzioni,  indulgenze  e  privilegi  relativi
                 all’ospedale stesso.


                 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVI - Aprile 2019      n.45
                 ISSN 1824-3010 (stampa)  ISSN 1828-230X (online)
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