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Tra pratiche caritative e radicalizzazione dottrinale. Bartolomeo Stella... 27
Già nel breve periodo gli effetti del sacco avevano acuito le distanze
tra coloro che pretendevano rispetto per la dignità violata della Santa
Sede e chi auspicava una risoluzione il più indolore possibile del con-
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flitto con i protestanti . Come per molti ecclesiastici, anche nella vita
di Bartolomeo Stella la cesura del 1527 dovette rappresentare un vero
e proprio punto di svolta. A partire da questo momento le sue scelte lo
avrebbero infatti portato a partecipare attivamente ad alcuni dei
momenti fondamentali della crisi religiosa del Cinquecento, come
accadde, ma su posizioni contrapposte, anche al suo vecchio amico
Gaetano Thiene che continuava a dedicarsi al rafforzamento dei pro-
getti di riforma di Carafa . La contrapposizione non riguardava sol-
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tanto Bartolomeo e Gaetano, ma era destinata a generalizzarsi e
avrebbe trovato una più chiara fisionomia durante il pontificato di
Paolo III. Una delle cause della polarizzazione dei differenti schiera-
menti è dovuta proprio alla tenacia repressiva manifestata da Carafa
dopo il sacco, quando iniziò a servirsi di alcuni informatori per inve-
stigare su situazioni dottrinali ambigue e a costruire una sotterranea
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macchina inquisitoriale , convinto che le ragioni della crisi si doves-
sero rintracciare nell’atteggiamento irenico nei confronti dei protestanti
manifestato da molti esponenti delle istituzioni, politici e religiosi, che
contravvenivano a quello che a suo avviso era il principio basilare del-
l’ortodossia, vale a dire che «li heretici si voleno trattare da heretici»,
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come scrisse nel 1532 a Clemente VII, in un famoso Memoriale .
Se l’atteggiamento del vescovo napoletano e dei suoi collaboratori
intransigenti era destinato a irrigidirsi sempre più, destando una
costante preoccupazione ma anche una diffusa ilarità per il bigottismo
e l’atmosfera di affettata santità che accompagnava i preti teatini , gli
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ecclesiastici, appartenenti non soltanto al partito imperiale, che inten-
devano promuovere il rappacificamento con la parte protestante ave-
vano trovato nella figura di Gasparo Contarini una vera e propria guida
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carismatica . Almeno fino ai colloqui di Ratisbona del 1541 fu il patrizio
83 M. Firpo, Riforma protestante ed eresie nell’Italia del Cinquecento, Laterza, Roma-
Bari, 1993, pp. 101-106.
84 Su questi aspetti si veda A. Vanni, Gaetano Thiene, pp. 71-108.
85 A. Vanni, «Fare diligente inquisitione», pp. 169 e sgg.
86 I.P. Carafa, De Lutheranorum haeresi reprimenda et ecclesia reformanda ad Cle-
mentem VII, in Concilium Tridentinum. Diariorum, Actorum, Epistularum, Tractatuum nova
collectio, 13 voll., edidit Societas Goerresiana, Herder, Friburgi Brisgoviae, 1901-2001,
vol. XII, p. 68.
87 Su questi aspetti si veda A. Vanni, «Fare diligente inquisitione» cit., pp. 93-94.
88 M. Firpo, Juan de Valdés e la Riforma nell’Italia del Cinquecento, Laterza, Roma-
Bari, 2016, pp. 167 e sgg. Su Contarini si vedano anche G. Fragnito, Gasparo Contarini.
Un magistrato veneziano al servizio della carità, Olschki, Firenze, 1988 e E.G. Gleason,
Gasparo Contarini. Venice, Rome and Reform, Berkeley University Press, Berkeley-Los
Angeles-Oxford, 1993.
n.45 Mediterranea - ricerche storiche - Anno XVI - Aprile 2019
ISSN 1824-3010 (stampa) ISSN 1828-230X (online)